Svolta “open” l’Istruzione si mette in rete
Rivoluzione al ministero guidato da Profumo. Tutti i dati sulla scuola su Internet, senza filtri. Notizie dalle classi. Non solo dati su iscrizioni, professori e alunni. Presto ci saranno anche notizie sull’edilizia e la finanza scolastica, nonché sulle prove Invalsi.
Roma - di Flavia Amabile
Quasi si stenta a crederlo, ma il ministero dell’Istruzione è diventato all’improvviso uno dei ministeri più trendy in Occidente. Da ieri sono in rete buona parte delle informazioni presenti nella sua banca dati.
Basta andare sul sito del Miur, cliccare sulla casella della «Scuola in Chiaro» usata dai genitori più avveduti e soprattutto smanettoni per iscrivere i propri figli a scuola, e si vedrà apparire in alto un bottone nuovo di zecca con su scritto: «Dati, accesso e riuso delle banche dati».
Al di là della formulazione piuttosto pomposa e burocratica, dietro questo bottone si nasconde una rivoluzione epocale, una sorta di open-Miur, di ministero accessibile a tutti. «Chiunque - annuncia il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo potrà scaricare i dati sugli alunni, sui professori o sulle scuole, e potrà farne quello che vuole, usarli per studiare il mondo dell’istruzione italiana senza filtri quali potrebbero essere le elaborazioni del ministero, e lo si può fare per motivi privati, o anche per fini commerciali».
È la prima delle idee nate dalla collaborazione tra il ministro e i suoi giovani sei consulenti assunti per un anno per svecchiare e aprire il ministero al mondo. A giudicare dalle reazioni, la notizia ha provocato un piccolo terremoto.
È bastato che Lorenzo Benussi,uno dei sei consulenti, ne parlasse ieri mattina a Rotterdam, dove erano riuniti gli esperti europei del mondo degli «open data», per trasformare il Miur in un caso, un modello da seguire. La notizia è rimbalzata in pochi secondi sui social network. «Sono stato riempito di email, sono arrivate richieste persino da Israele per capire come fare altrettanto», racconta.
Sono lontani, insomma, i tempi del ministero dell’Istruzione dell’era Gelmini quando le pubblicazioni di dati sulle scuole erano centellinate e a parlare di cifre delle classi e degli studenti sembrava di violare chissà quale segreto di Stato.
L’idea ora è di trasformare tutte le informazioni legate in qualche modo al ministero e alla sua comunità in una sorta di social network. «Tutto deve essere condiviso, ci aspettiamo una partecipazione molto attiva da parte di tutti, dai professori agli alunni, ai genitori», afferma il ministro Profumo. Basta scrivere alla mail dati@istruzione.it
Quello che da ieri è in rete è solo l’inizio, infatti. Nel giro di pochi giorni arriveranno altri dati: dalle notizie sull’edilizia scolastica completate dopo decenni di tentativi e al momento disponibili solo alle istituzioni competenti, a quelle sulla finanza o alla valutazione scaturita dalle prove Invalsi.
Appena tutto sarà in rete sarà sviluppata un’applicazione per portare l’intera mole di dati di questo nuovo open-Miur sui cellulari di chiunque ne faccia richiesta.
Ma la rivoluzione in corso è ancora più profonda. Da un mese sono state abolite le rassegne stampa su carta per i dirigenti del ministero, sostituite da una selezione di articoli che viene inviata alle otto del mattino anche ai dirigenti regionali e tra una settimana anche agli oltre ottomila presidi in modo che ogni scuola possa avere uno scenario delle principali notizie all’apertura dei cancelli.
Per non parlare dell’ironia dei comunicati stampa, e poi c’è la consultazione sul valore legale del titolo di studio. Il governo aveva tentato di attuare con un provvedimento la riforma a fine gennaio. Di fronte alle perplessità arrivate dallo stesso esecutivo ha deciso di indire una consultazione pubblica in Rete: studenti, professori, lavoratori, imprenditori, chiunque vorrà potrà dire la sua, collegandosi al sito Internet del ministero dell’Istruzione, dove ci sarà una pagina dedicata, a partire dal 22 marzo per circa un mese, probabilmente fino al 24 aprile. Anche in base a quello che verrà scritto, il governo cercherà di capire se andare avanti oppure no.