Supplenze e blocco contratti, la Corte costituzionale rinvia tutto
La Consulta prende tempo sulle decisioni da prendere
Antimo Di Geronimo
La Corte costituzionale ha rinviato la causa sulla questione della reiterazione dei contratti a termine. Il rinvio è stato disposto il 17 giugno scorso con un decreto emanato dal presidente, Alessandro Criscuolo. Rinviata a data da destinarsi anche la discussione della causa riguardante il blocco dei contratti nel pubblico impiego.
Una vera e propria boccata d'ossigeno per il governo Renzi. Che con ogni probabilità, se la Consulta si fosse pronunciata su queste due materie, avrebbe dovuto mettere il turbo per assumere i docenti precari che hanno lavorato più di 36 mesi su cattedre vacanti.
E forse avrebbe dovuto anche trovare i soldi per rinnovare il contratto ai dipendenti pubblici, le cui retribuzioni sono ferme dal 2009. Va detto subito che sul blocco dei contratti l'esito della causa è tutt'altro che scontato. Ma sulla faccenda delle assunzioni dei precari della scuola, l'esito lo ha già scritto a chiare lettere la Corte di giustizia europea, alla quale la Consulta si era rivolta tempo fa per chiedere lumi.
I giudici di Bruxelles hanno spiegato, infatti, che l'ordinamento comunitario non consente agli stati membri di fruire della reiterazione dei contratti a termine sui posti vacanti senza fissare un limite e, soprattutto, senza prevedere un indennizzo al superamento del limite prefissato. La Corte costituzionale, dunque, non potrà fare altro che conformarsi dichiarando incostituzionale la norma italiana che lo consente.
Perché ciò che non è compatibile con l'ordinamento comunitario non lo è nemmeno con la Costituzione. Il contrasto nasce dall'articolo 117 della Carta, che prevede l'inserimento «a pettine» delle norme comunitarie nella nostra Costituzione. E dunque, la norma interna che risulti incompatibile con il diritto comunitario è, automaticamente, incostituzionale. Va detto, inoltre, che le sentenze della Consulta valgono per tutti (salvo che per i rapporti già esauriti).
E quindi, se la Corte dichiarerà incostituzionale legge 124/99, nella parte in cui non fissa un limite per la reiterazione delle supplenze annuali e, soprattutto, non determina un indennizzo al superamento di tale limite, il governo non potrà fare altro che prenderne atto e comportarsi di conseguenza.
Il che vuole dire che l'amministrazione scolastica dovrà necessariamente disporre le immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti (50mila).
Il precariato scolastico, infatti, è composto da docenti che insegnano da molti anni. E dunque, la maggior parte di loro ha già collezionato anni di supplenza anche su posti vacanti (fino al 31 agosto).