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Superiori, ipotesi didattica da remoto dove non è garantito il distanziamento

La didattica online è prevista in due casi solamente: il primo, ed è la peggiore delle ipotesi, nel caso in cui la curva dei contagi dovesse riprendere a salire e la scuola fosse così costretta a sospendere di nuovo le lezioni in presenza. Oppure, ed è la possibilità più concreta e riservata solo agli studenti di scuola superiore, nel caso in cui un istituto non riuscisse a garantire il distanziamento in presenza

27/06/2020
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Il Messaggero

ROMA Potrebbe ritornare anche il prossimo anno la didattica a distanza che, negli ultimi mesi, ha messo in crisi non poche famiglie. Per questo infatti dovrà farsi trovare pronta per partire nella maniera più efficace possibile. La didattica online è prevista in due casi solamente: il primo, ed è la peggiore delle ipotesi, nel caso in cui la curva dei contagi dovesse riprendere a salire e la scuola fosse così costretta a sospendere di nuovo le lezioni in presenza. Oppure, ed è la possibilità più concreta e riservata solo agli studenti di scuola superiore, nel caso in cui un istituto non riuscisse a garantire il distanziamento in presenza. In quel caso la scuola potrebbe adottare la didattica cosiddetta mista, vale a dire parte in presenza e parte a distanza creando un'integrazione tra queste due forme. I ragazzi potrebbero alternarsi in presenza all'interno della scuola e così avrebbero tutti l'opportunità di mantenere il contatto con la quotidianità scolastica. Non si tratterebbe quindi di tornare a duna didattica interamente da remoto. Sulle linee guida è inoltre specificato che questa possibilità si può realizzare solo se le competenze e gli strumenti di tutti i ragazzi lo consentono. Si tratta di una strada percorribile solo per le scuole superiori perché gli studenti più piccoli, dalle elementari alle medie, devono tornare a scuola in presenza: una scelta dettata anche dalle necessità delle famiglie. I genitori dei bambini della scuola elementare infatti non potrebbero tornare a lavoro se il figlio dovesse restare a casa per portare avanti la didattica da remoto. Del resto sono proprio le scuole superiori ad essere quelle maggiormente sovraffollate. 
I PROBLEMILe cosiddette aule pollaio, con 25 studenti ed oltre, sono presenti soprattutto nella secondaria. Ed è lì che si andrà ad intervenire con l'online, attraverso mezzi che gli adolescenti riescono a gestire meglio degli alunni più piccoli per i quali, negli ultimi mesi, è stata necessaria al loro fianco la presenza fissa dei genitori. Ma le classi con un elevato numero di studenti, tanto da non trovare una sistemazione all'interno della scuola in altri ambenti didattici creati ad hoc, non sono affatto poche. L'allarme parte dei dirigenti scolastici: «Il ministero ci ha fornito una stima del 15% di studenti che non potranno essere accolti a scuola - spiega Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi - si tratta quindi di qualcosa come un milione e 200mila studenti. Sarà un lavoro molto impegnativo trovare nuove strutture per fare lezione, il compito spetta agli enti locali e noi ci metteremo a disposizione per trovare la soluzione migliore. Le risorse messe a disposizione sono un bel passo in avanti ma il tempo stringe: sarà possibile arrivare puntuali al 1 settembre? Gioca a nostro favore il fatto che dal 1 torneranno solo i ragazzi che devono recuperare le insufficienze, le classi al completo rientreranno il 14 settembre. Abbiamo due settimane in più anche per far arrivare i docenti necessari per avviare la didattica su gruppi divisi». 
Lorena Loiacono


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