Sulla scuola una manovra all’insegna della crudeltà
I provvedimenti della manovra che riguardano la scuola colpiscono in modo quasi esclusivo e con accanimento i più deboli del sistema, limitandone i diritti e la dignità
Franco Buccino
I provvedimenti della manovra che riguardano la scuola colpiscono in modo quasi esclusivo e con accanimento i più deboli del sistema, limitandone i diritti e la dignità. Si comincia prendendo di mira le scuole sottodimensionate, poi si passa agli alunni con disabilità, infine si colpiscono i docenti inidonei all’insegnamento per motivi di salute. Sono, tra l’altro, provvedimenti di difficile e complicata attuazione e che porteranno pochi risparmi. Si potrebbe dire che sulla scuola la manovra è all’insegna della crudeltà. Una cattiveria inutile e gratuita.
Si aboliscono d’un colpo scuole dell’infanzia, primarie e medie, riconducendole tutte in istituti comprensivi a partire dal prossimo primo settembre. Inoltre le scuole sottodimensionate, cioè con un numero di alunni inferiore a 500, non avranno più un “dirigente scolastico a tempo indeterminato”; per la verità non avranno neanche un incaricato a tempo determinato, ma un “reggente”. Si tratta di scuole che già hanno i loro problemi: spesso sono decentrate, con personale che appena può scappa. Queste scuole saranno rette per un tempo indefinito da un dirigente che non potrà dedicarsi a loro se non molto parzialmente, avendo già una scuola da dirigere di almeno mille alunni. La maggioranza di studenti, docenti e personale Ata si troveranno da settembre con nuove scuole e nuovi presidi. O meglio si dovrebbero trovare con nuove scuole e nuovi presidi, in realtà l’operazione non sarà possibile realizzarla per il prossimo anno. Ma un bel po’ di scuole, già sfigate per fatti loro, di certo si troveranno senza dirigente.
Dopo la micidiale cura dimagrante di personale, che sta immiserendo i corsi di studi e mandando a spasso migliaia di precari, ora si inserisce una norma che blocca questo organico essenziale anche in presenza di più alunni iscritti. Da settembre c’è già l’ultima tranche di tagli stabiliti nel 2008. Non potendo procedere con nuovi tagli, si creano le premesse per ridurre ulteriormente i posti. Prendendo di mira contemporaneamente i ragazzi con disabilità e gli insegnanti di sostegno. Innanzitutto nell’accertamento delle disabilità, a garantire la veridicità degli atti delle commissioni, si inserisce un medico dell’Inps: come se le commissioni facessero continui imbrogli e come se ci fosse una corsa dei bambini a farsi dichiarare handicappati. Il rapporto insegnanti di sostegno/alunni con disabilità e le deroghe non vengono toccati. Ma si dice che l’integrazione è portata avanti, insieme, dagli insegnanti di sostegno e dai docenti comuni, e che questi ultimi si formeranno sul tema dell’integrazione in appositi corsi. C’è più d’un sospetto che l’Amministrazione scolastica voglia affidare l’integrazione agli insegnanti comuni, ricollocando gli insegnanti di sostegno di ruolo sulle loro materie di insegnamento e dando il benservito agli insegnanti di sostegno precari. Ha già fatto così nella scuola primaria con l’insegnamento della lingua straniera. Gli specialisti di lingua li ha rimandati sui posti comuni; ora tutti gli insegnanti della primaria possono insegnare lingua straniera dopo la frequenza di un corso di poche decine di ore. La qualità dell’insegnamento non è la stessa, ma il risparmio di posti è stato notevole.
Ci sono nelle scuole cinque-sei mila insegnanti dichiarati da commissioni mediche inidonei all’insegnamento ma idonei in altri compiti. Questi altri compiti sono in genere compiti di supporto didattico: biblioteca, ricerca e aggiornamento, laboratori, collaborazione con le segreterie. Conservano lo status di docenti, con un orario di trentasei ore settimanali. La loro funzione è riconosciuta e apprezzata dai colleghi e dalla scuola, anche se a volte il rendimento e l’impegno sono condizionati dal precario stato di salute. In passato si è pensato di trasferirli presso altre Amministrazioni, ma per vari motivi non lo si è fatto: perché servono, perché sono docenti con anni di insegnamento alle spalle, forse perché non è facile ricollocare persone in gran parte assunte con la laurea. La manovra pensa di risolvere alla grande il problema, dedicando agli inidonei ben quattro dei sedici commi dell’articolo sulla scuola. Si direbbe con accanimento. I docenti inidonei transitano nei ruoli degli assistenti, sottraendo posti agli assistenti precari. Quanti non accetteranno o non troveranno posto passeranno ad altre Amministrazioni pubbliche nella regione o in altra regione. Nonostante la professionalità acquisita, le lauree e i problemi di salute.
La scuola pubblica di questi anni ricorda una ricca e sontuosa dimora, un castello, una tenuta, che indifesa è sottoposta a razzie e saccheggi. Con le prime incursioni si portano via arredi e oggetti di valore in abbondanza. Successivamente diventa più difficile trovare cose da asportare. Alla fine portano via marmi, legni e perfino tegole. Poi, diroccata, l’abbandonano perfino i saccheggiatori. Saremo presto a questa fase. Oggi, per recuperare ancora qualche risorsa, sconvolgono un piano di dimensionamento della rete scolastica, ignorando le prerogative degli enti locali; rimettono in discussione l’integrazione dei ragazzi con disabilità, creando tanti ostacoli all’inserimento nelle classi comuni con l’ausilio degli insegnanti di sostegno da far sospettare che hanno in mente le classi speciali e differenziali; sacrificano docenti che per motivi di salute non stanno più in classe ma che vogliono mettere ancora la propria professionalità a servizio della scuola. Il ministro Gelmini, con Tremonti e tutto il governo, ha di che vergognarsi.