Sulla carta impari di più?
Come cambia l'apprendimento se lo studio è sui libri o «touch» dai millennials ai nati dopo il 2010
N ella peggiore delle ipotesi a tre anni sanno maneggiare uno smartphone e si destreggiano con un tablet. Ma siamo proprio sicuri che l’apprendimento dei bambini (i cosiddetti nativi digitali) che hanno appena iniziato il loro percorso di studi non contempli ancora gli strumenti di carta, i libri e le enciclopedie che hanno affinato le conoscenze di intere generazioni? Il tema divide gli esperti e lascia aperto il campo a ogni soluzione. Di certo c’è che la scuola — anche quella italiana — si sta aprendo a una serie di trasformazioni e quello delle tecniche e degli strumenti di insegnamento è un argomento centrale nella costruzione del nuovo sistema dell’istruzione.
Sostengono i tradizionalisti che leggere un volume stampato richieda maggiore concentrazione. È quella che in gergo viene chiamata «fisicità del libro» (inteso come oggetto fatto di caratteri stampati e dotato di un suo «spessore»). Ribattono gli innovatori: aprire al digitale significa fornire un ulteriore contributo al plurilinguismo dei bambini. A sostegno dei primi c’è un’indagine condotta nel 2014 dall’università norvegese di Stavanger: affidando la lettura dello stesso racconto a due gruppi di ragazzi, su carta agli uni e su Kindle agli altri, si è scoperto che la memorizzazione è nettamente superiore per chi ha scelto il vecchio libro di carta. «È evidente — riflette Giuseppe Riva, docente di Psicologia dei nuovi media dell’Università Cattolica di Milano — che se un bambino sviluppa il suo apprendimento attraverso la scrittura, quel foglio poi diventerà lo spazio fisico su cui organizzare la sua conoscenza. Se invece l’apprendimento prende forma attraverso “touch” su uno schermo, allora i processi potrebbero essere differenti». È ancora presto per dirlo, però. Perché Riva tende a tenere separati i cosiddetti «Millennials» dai bambini nati dopo il 2010. «La nuova generazione che sta arrivando sui banchi di scuola — spiega — è quella cresciuta con il tablet in mano. E tuttavia io credo che i volumi e le enciclopedie cartacee siano ancora utili ai bambini perché rappresentano un modo organizzato di sviluppare la conoscenza su temi specifici. Dalla Rete, spesso, arrivano troppe informazioni e non si individuano quelle importanti». Chi non sembra avere molti dubbi al riguardo è lo scrittore Eraldo Affinati, che da tempo ha aperto assieme alla moglie una scuola di italiano per giovani immigrati: «La carta intesa come libro o come foglio sul quale scrivere sollecita meccanismi logici della percezione mentale in qualche modo insostituibili». È un ragionamento, il suo, frutto non di teorie ma dell’esperienza quotidiana maturata tra i banchi della scuola nella quale insegna: «Da noi arrivano molti giovani analfabeti che sanno in qualche modo usare un telefonino. Noi che li addestriamo alla manualità abbiamo notato che la scrittura e la lettura vecchio stile sono un buon metodo per l’apprendimento». E un’altra indicazione in questo senso arriva dagli Stati Uniti: un sondaggio condotto presso librerie e studenti dalla linguista Naomi S. Baron, della American University di Washington, ha dimostrato che gli studenti (seppur di poco più adulti dei bambini delle elementari) preferiscono il libro stampato agli ebook. Forse è una questione di concentrazione: moltissimi degli intervistati hanno dichiarato di soffermarsi per meno tempo su una pagina digitale rispetto a una cartacea. Paolo Ferri, però, docente di Tecnologie didattiche alla Bicocca di Milano, prova a frenare: «Leggere in digitale produce più vantaggi perché è più economico e permette di avere un archivio più vasto senza occupare molto spazio. Di contro, alcune ricerche sostengono che calcare la mano su un foglio per scrivere contribuisca a un maggiore sviluppo cerebrale».
Il dilemma permane. «Fosse per me abolirei l’uso dei tablet fino a una certa età», azzarda la scrittrice Paola Mastrocola. Chissà se è davvero finito il tempo dei libri scarabocchiati, stropicciati e dei quaderni pieni zeppi di esercizi... Una rivoluzione è in atto, ma nessuno sa quale sarà l’esito finale.