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Sul diritto allo studio l’Italia è lontanissima dai livelli europei: l’allarme di FLC CGIL a Fanpage

Per quanto riguarda le borse di studio e l’edilizia scolastica, il governo ha stanziato un miliardo in legge di Bilancio. Claudio Musicò, sindacalista della FLC CGIL, parlando con Fanpage.it però precisa: “Questi soldi non risolvono il problema, l’Italia sul diritto allo studio è lontanissima dai livelli Ue”.

25/05/2023
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A cura di Annalisa Girardi

Per l'edilizia scolastica e le borse di studio, in legge di Bilancio il governo ha stanziato un miliardo di euro. Lo ha ribadito la ministra dell'Università, Anna Maria Bernini, qualche giorno fa su Radio 1. "Abbiamo messo 460 milioni di euro sull'edilizia residenziale per gli studenti e 500 milioni di euro per le Borse di studio, non fondi Pnrr ma nostri fondi, fondi Mur. Questo significa credere veramente nel diritto allo studio e mettere in condizione tutti gli studenti di poter avere un'istruzione, anche gli incapienti", ha detto. Ma stanno davvero così le cose?

Abbiamo fatto il punto con Claudio Musicò, sindacalista della FLC CGIL, il sindacato del lavoratori del mondo della scuola,dell'università e della ricerca, per capire che interventi sono stati fatti per il mondo della scuola e dell'università e quali servirebbero secondo le parti sociali. "Sui fondi quello che dice la ministra è vero, ma non del tutto. I 500 milioni sulle borse di studio, ad esempio, sono incrementali dal prossimo anno: 250 milioni dal 2024 e altri 250 milioni dal 2025. Quindi non sono soldi che potranno essere utilizzati quest’anno: sostanzialmente servono a coprire il buco che si creerebbe quando si esauriranno i fondi del Pnrr – spiega – Malgrado l’incremento che c’è stato in questi anni, per innalzare il numero e il valore delle borse di studio di circa 700 euro, non si riesce ancora a coprire i costi per tutti coloro che sarebbero idonei. Siamo ancora lontanissimi dalla media europea. Teoricamente con questo intervento si dovrebbe arrivare a circa il 20% di borse sulla popolazione scolastica, oggi l’Italia è intorno al 12%, ma la media europea è del 26%".

Secondo il sindacalista, quindi, le risorse messe sul tavolo non sono abbastanza per garantire a tutti il diritto allo studio. E lasciano l'Italia fanalino di coda nell'Unione europea: "Gli stanziamenti in legge di Bilancio quindi non risolvono il problema. Anche perché il numero di persone che avrebbe diritto alla borsa di studio in questi anni sta fortemente aumentando, a causa della crisi economica. E siamo ancora lontanissimi da ogni riferimento europeo. Anche per quanto riguarda il valore della borsa. Anche se è stato incrementato comunque siamo per i fuorisede sui 7 mila euro all’anno, quindi a stento si può pagare l’affitto nelle grandi città".

Per quanto riguarda i soldi per l'edilizia scolastica invece, Musicò sottolinea come la questione sia più complessa. Il governo ha stanziato dei fondi che però secondo la FLC CGIL non saranno utilizzabili immediatamente quest'anno. Sarebbero inoltre fondi da spartire tra il pubblico e il privato, che quindi comunque non garantirebbero aiuti a tutti gli studenti che ne hanno bisogno. E anche contando i 660 milioni del Pnrr, afferma il sindacalista, il nostro Paese rimane comunque molto lontano da qualsiasi intervento che potrebbe avvicinarci alla media europea.

"Per arrivare ai livelli europei, come stanziamento complessivo e non solo per il diritto allo studio, l’università avrebbe bisogno di 5 miliardi in più – aggiunge Musicò – Oggi lo stanziamento complessivo al sistema universitario è di circa 8 miliardi e 300 milioni. Tutte queste carenze sono il motivo per cui pochi studenti in Italia si iscrivono all’università. Noi abbiamo un tasso di passaggio dalla scuola superiore all’università inferiore alla media Ue, tra il 50% e il 60%. Siamo l’ultimo Paese per iscritti all’università, e di questi il 30% abbandona al primo anno e complessivamente c’è una stessa percentuale che non si laurea".

Il sindacalista poi conclude: "Non c’è un vero diritto allo studio e non c’è un accompagnamento all’università. Anche perché se domani avessimo per magia il doppio degli iscritti, gli atenei non sarebbero in grado di accoglierli. Perché non ci sono spazi a sufficienza, non ci sono abbastanza docenti e personale amministrativo. È una situazione drammatica".
 


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