FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3787387
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Suicida per 70 euro nell'incubo cinese della scuola per tutti

Suicida per 70 euro nell'incubo cinese della scuola per tutti

Suicida per 70 euro nell'incubo cinese della scuola per tutti Francesco Sisci - Pechino A Pechino il rettore di una delle università più importanti del Paese scuote la schiena percorsa d...

07/08/2004
Decrease text size Increase text size

Suicida per 70 euro nell'incubo cinese della scuola per tutti

Francesco Sisci - Pechino

A Pechino il rettore di una delle università più importanti del Paese
scuote la schiena percorsa da un brivido, si asciuga il sudore, che
per una volta non è dovuto al caldo afoso che tiene la capitale sotto
una cappa. Sa che la vicenda di Zheng Qingming cadrà anche sulla sua
testa.
Zheng il 4 giugno di quest'anno a Puja, cittadina della provincia
interna del Sichuan, aveva preso a calci un ombrello, poi era andato a
raccoglierlo, lo aveva scaraventato fuori dalla finestra e aveva
lasciato l'aula di corsa davanti ai compagni e all'insegnante
imbarazzati. Poche ore più tardi, a 18 anni, si toglieva la vita
gettandosi sotto un treno. Non aveva i 70 euro per pagare l'iscrizione
agli esami di ammissione all'università che si svolgono ogni anno il 7
giugno.
Nei giorni scorsi il preside del liceo ha mandato dei funzionari dallo
zio di Qingming: gli avrebbero dato 1.800 euro se avesse dichiarato
che il ragazzo era pazzo e per questo si è suicidato. Il nonno però ha
rifiutato quella che gli pareva una bustarella, così oggi quello del
nipote è un caso nazionale.
Il storia è infatti a un incrocio malefico di tutte le contraddizioni
che stanno assediando lo sviluppo della Cina adesso. All'esame dove
Qingming non è potuto andare quest'anno si sono presentati in 7
milioni, e solo la metà di loro lo ha superato. I fortunati si sono
distribuiti a cascata per centinaia di atenei di cui solo una dozzina
sono di primo livello. In altre parole su 3,5 milioni di matricole
universitarie meno di centomila approderanno questo autunno in grandi
facoltà, il resto andrà in istituti minori.
È una versione moderna dell'antico sistema degli esami imperiali, con
le contraddizioni di sempre. È vero, è un sistema egualitario nella
forma ma nella sostanza privilegia chi ha i soldi per pagarsi
l'istruzione. Nel sistema antico degli esami imperiali però i
mandarini erano, alla fine del 1700, centomila su una popolazione di
quasi 400 milioni, oggi le matricole sono, appunto, milioni e tutte le
famiglie, non solo i genitori di piccoli geni o i rampolli di grandi
casate, vogliono il pargolo all'università.
Così arrivano le complicazioni moderne. Negli ultimi anni lo stato ha
allargato, e continua ad allargare, i posti alle università, passando
da meno di un milione di cinque, sei anni fa, ai 3,5 milioni di que
st'anno. Ma ciò è avvenuto privatizzando di fatto tutta l'istruzione.
Oggi la semplice iscrizione ai sei anni di scuola elementare a Pechino
costa 6.000 euro, più un paio di migliaia di euro all'anno di tasse
scolastiche.
Le università costano di più, a seconda del prestigio, ma quello è un
problema quasi minore, perché chi è ammesso a una facoltà famosa trova
i soldi per la sua retta. Il villaggio, o anche le banche, danno
prestiti ai giovani di valore, specie se vengono dalle campagne. Li
considerano buoni investimenti.
Il problema nasce prima degli esami, e se il ragazzo non entra? O se
entra in una facoltà minore? Il sistema degli esami è organizzato
infatti per favorire i ragazzi di città. Un giovane di Pechino ha
bisogno di circa 600 punti per entrare a Qinghua, per uno di fuori ne
servono oltre 650, circa un 10 per cento in più rispetto a un
residente della capitale.
"È solo un problema pratico spiega il rettore, che pure non è di
Pechino dobbiamo cercare di favorire, soddisfare i ragazzi della
città, altrimenti loro si sentono esclusi a favore dei giovani che
vengono dalle campagne e possono strepitare, o organizzare proteste
contro le autorità".
Scuote le spalle, sa che è iniquo per quelli che vengono dalle
campagne, ma ciò serve a mantenere in città quella pace sociale molto
più delicata che nelle campagne. Lì ribellioni, reclami possono essere
controllati meglio. Dopo 1'iscrizione e la laurea, comunque, nei posti
di lavoro i giovani delle campagne sono preferiti ai cittadini,
spiega.
Ma questa è solo la punta dell'iceberg. L'istruzione in campagna costa
di meno, solo qualche centinaio di euro, ma in realtà è spesso ancora
più cara delle città rispetto alle misere entrate dei contadini.
Un paio di anni fa il corrispondente del quotidiano francese
Libération, durante un viaggio nelle campagne, ricevette il diario di
una ragazza che raccontava il suo desiderio ardente di studiare e
l'impossibilità di farlo. L'economia cinese non cresce in modo pari.
Oggi oltre il 70 per cento del prodotto interno lordo viene dalle zone
costiere abitate da circa 400 milioni di persone, il resto della
popolazione, circa 900 milioni, deve arrangiarsi con poco più del 20
per cento. Quest'anno, per la prima volta dall'inizio delle riforme
nel 1979 il numero dei poveri, coloro che percepiscono meno di 75
dollari all'anno, è aumentato di 800mila persone: sono 85 milioni.
Crescono le differenze tra ricchi e poveri, avverte con preoccupazione
la Banca Mondiale, ma forse, per essere precisi, aumentano le
differenze tra città e campagne, le prime sempre più opulente,
moderne, occidentali, le seconde semplicemente sempre più arretrate.
Così per l'istruzione, mentre milioni di contadini non hanno i soldi
per presentarsi all'esame per l'università, dalle città in oltre
120mila partono ogni anno per andare a studiare all'estero. Molti di
loro sono figli di cinesi ricchi bocciati agli atenei più prestigiosi.
Gli economisti cinesi sono concordi, c'è un solo modo per ridurre il
divario, assecondare il processo di inurbamento. Così contano che 600
milioni di contadini si trasferiranno in città nei prossimi 30 anni,
una emigrazione biblica, la più grande mai sperimentata nella storia
dell'umanità. È un triplo passaggio: dal sottosviluppo alla ricchezza,
da un sistema feudale ad uno sostanzialmente capitalistico, da un modo
di vita cinese tradizionale ad uno sempre più occidentalizzante.
Per i giovani delle campagne così l'esame per l'università è il
passaporto per restare in città, per avere accesso a una vita di
privilegi che vedono, sognando, solo dalla televisione. Le amarezze
maggiori, e più nascoste colpiscono allora non tanto chi non riesce a
presentarsi all'esame, ma chi soddisfa il sogno.
"L'anno scorso qui da mesi sono suicidate due ragazze racconta il
rettore come con una ferita nel cuore Le famiglie al completo sono
arrivate e mi quasi volevano linciare. È un problema enorme: sono
quasi sempre figli unici e l'intera famiglia, tre generazioni,
ripongono tutte le speranze su di loro, devono riuscire a tutti i
costi. Ma spesso non ce la fanno a resiste re alla pressione dello
studio, del nuovo ambiente, delle nuove regole di vita".
Così ci sono tanti casi di esaurimento nervoso, tentativi di
ammazzarsi, conversioni a fedi strane. E poi c'è anche il contrario,
tantissima arroganza e presunzione da parte di alcuni che ce la fanno.
"Alcuni arrivano alla fine dei quattro anni, convinti che tutto gli
sia dovuto, convinti di sapere tutto continua il rettore Vogliono
subito posti prestigiosi in grandi aziende, ma queste vogliono potere
addestrare i propri quadri, quindi alcune aziende hanno cominciato a
trascurare i grandi atenei e cercano personale nelle università
minori, dove i ragazzi sono più modesti".
Ciò aggiunge incertezza e frustrazione. Essere stati i primi della
classe non basta, ci vuole di più, altro, ma cosa? Si chiedono le
giovani teste d'uovo che si struggono e tengono sulle spine i
governanti.
"Sono problemi oggettivi, qualunque dirigenza, sistema politico
sarebbe alle corde. I vostri Berlusconi, Ciampi hanno qualche idea,
suggerimento su cosa fare?", chiede candido, senza alcuna ironia, il
rettore. Lui allarga le braccia e sembra già di vederlo Qingming, che
non può nemmeno tentare l'esame, e scalcia l'ombrello, lo getta dalla
finestra e si spezza, a 18 anni, sotto il peso di questa storia della
Cina.

(la Stampa Martedì 3 agosto 2004 p. 10)


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL