Studenti in piazza contro il decreto Scuola
Domani manifestazioni in 50 città italiane dei ragazzi delle scuole superiori. Il portavoce nazionale della Rete degli studenti medi: "Il provvedimento del governo è assolutamente insufficiente". Lo slogan: "Si scrive scuola, si legge futuro"
di SALVO INTRAVAIA
Dopo l'anteprima di venerdì scorso, domani i ragazzi delle scuole superiori della Rete degli studenti medi scenderanno in piazza col sostegno della Cgil "per cambiare il futuro". "Si scrive scuola, si legge futuro" recita lo slogan che gli studenti hanno coniato per l'occasione. La mobilitazione è stata lanciata lo scorso mese di agosto e vedrà, secondo quanto hanno annunciato gli organizzatori, manifestazioni in 50 piazze italiane. Da Venezia a Macerata, da Perugia a Siracusa per "per chiedere con forza che la Scuola e l'Istruzione tornino al centro del dibattito del Paese".
Il decreto-scuola, dall'ambizioso titolo "l'istruzione riparte", approvato lo scorso 9 settembre dal Consiglio dei ministri e adesso in Parlamento per la conversione in legge, "è assolutamente insufficiente", spiega Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli studenti medi. I 15 milioni stanziati in un primo momento "per garantire ai capaci e meritevoli ma privi di mezzi il raggiungimento dei più alti livelli di istruzione" , si legge nella nota di Palazzo Chigi, andranno soltanto a coprire le spese di trasporto degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado e non verranno più assegnate in base al merito.
"Vogliamo una legge nazionale sul diritto allo studio che garantisca a tutti la possibilità di frequentare la scuola." - aggiunge Lanni - e vogliamo una riforma complessiva del sistema scolastico che vada nella direzione di aprire il mondo dell'istruzione a tutti, di rendere la scuola partecipata e inclusiva". Una esigenza sostenuta anche dalla Flc Cgil. "Il decreto-legge è solo il primo passo per invertire la tendenza dei tagli epocali al sistema della conoscenza - spiega Domeni Pantaleo - e della privatizzazione dei saperi. Le risorse - continua - rispetto agli obiettivi del decreto sono del tutto insufficienti ed è necessario un piano pluriennale d'investimenti su scuola, università, ricerca e afam che riporti la spesa d'istruzione del nostro Paese a livello della media europea".
"Abbiamo presentato al Governo - conclude il leader della Flc Cgil - e alle forze politiche le nostre priorità e rivendichiamo l'immediata apertura di un ampio confronto pubblico che coinvolga sindacati, studenti, associazioni e le tante competenze che operano nei comparti della conoscenza. Sosteniamo la necessità di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio, l'introduzione di un reddito minimo e l'eliminazione del numero chiuso nelle università sostituendolo con meccanismi di orientamento e programmazione in itinere nei corsi di studio".