Invece, oggi i feriti si sono registrati da entrambe le "barricate". Solo a Torino cinque contusi e 15 fermati. Scontri a Milano e a Roma dove gli studenti - sempre quelli che nella mischia si trovavano per esercitare un loro diritto - hanno denunciato di essere stati picchiati, trascinati a forza, perfino minacciati da agenti che gli puntavano il manganello alla gola. Alcune immagini riprese e poi lanciate in rete lasciano poco spazio alla libera interpretazione. Immagini davvero forti che non avremmo voluto vedere.
Insomma, da dove viene tutto questo astio, da quale pulpito giunge l'ordine perentorio, degno di un paese sudamericano, di cancellare la voce di una generazione di giovani, alcuni di appena 15 anni, i quali - vale la pena dirlo per onestà intellettuale - hanno già ereditato una situazione socio-economica e ambientale a dir poco disastrosa e dalla quale sarà sempre più difficile uscire.
Le voci critiche rispetto a quanto successo e a chi ha gestito una manifestazione con il pugno di ferro si sono levate da sinistra come da destra. Non è ammissibile attaccare con forza bruta - facendo di tutta un'erba un fascio - quei giovani che rappresentano il nostro futuro, quelli a cui hanno tagliato l'istruzione, annullato la ricerca, cancellato la speranza di diventare futuri lavoratori. Così, senza falsa retorica, si seppellisce una generazione, si impone la legge del più forte in cui la voce del "padrone" è legge e deve essere accettata senza mai entrare in polemica.
Dopo questo finale, tutto da dimenticare, si è addirittura levata la voce di Elsa Fornero, che ha detto testualmente: " quando si è giovani la protesta è naturale, ma il dialogo deve sempre esserci". Parole sacre, anche se bisognerebbe dire al ministro che quando si è raggiunta un'età apparentemente matura essere in grado di ascoltare quello che hanno da dire i cittadini, siano essi vecchi o giovani è cosa saggia, invece di far parlare il manganello. E in questo caso le lacrime di coccodrillo servono a ben poco.