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Studenti disabili, a rischio le ore di sostegno: prof e genitori sul piede di guerra

I decreti applicativi della riforma del sostegno saranno presentati il 24 luglio in sede di osservatorio per la disabilità dal ministro dell’Istruzione, per farli conoscere alle associazioni. Ma docenti e famiglie protestano: nuove norme penalizzanti

24/07/2018
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

«Non è legittimo lasciare alla discrezionalità politica dei bilanci la esigibilità o meno del diritto allo studio degli alunni con disabilità»: tirano fuori la violazione di una sentenza della Corte costituzionale, che si richiama alla nostra Carta, le associazioni di famiglie e insegnanti di sostegno decise a combattere contro i nuovi decreti applicativi della riforma del sostegno, che saranno presentati la prossima settimana dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e che entro fine settembre saranno emanati. Decreti che, secondo migliaia di docenti e genitori, mettono seriamente a rischio la possibilità di offrire un insegnamento di sostegno dignitoso agli studenti con disabilità o deficit cognitivi o fisici che richiedono un supporto. Tutto ruota intorno al GLHO, il gruppo che secondo le norme attualmente in vigore decide le ore di sostegno di cui ha bisogno un ragazzo o una ragazza con handicap. Questo gruppo è stato un grande traguardo per le famiglie con studenti disabili, perché in pratica prevede la collaborazione tra genitori, operatori sanitari, insegnanti specializzati e l’insegnante di sostegno e definisce il profilo «dinamico funzionale» dello studente. Che significa? Che non considera lo studente come un numero cui attribuire un’etichetta ma che considera le «caratteristiche fisiche, psichiche e sociali ed affettive dell’alunno e pone in rilievo sia le difficoltà di apprendimento conseguenti alla situazione di handicap e la possibilità di recupero, sia le capacità possedute che devono essere sostenute, sollecitate e progressivamente rafforzate e sviluppate nel rispetto delle scelte culturali della persona handicappata». Insomma, un gruppo rispettoso della vera essenza dello studente.

Lo spettro del risparmio

«Non come il Git, che dovrebbe essere introdotto dai nuovi decreti- spiega Daniela Costabile, insegnante di scuola superiore dei Partigiani della Scuola pubblica, una delle associazioni in difesa dei diritti degli studenti- che sarà composto da presidi e altre persone del Provveditorato, che stabilirà quanti insegnanti di sostegno ci dovranno essere in ogni provincia e che avrà il compito di razionalizzare la spesa». I Partigiani della scuola pubblica parlano di «operazione manifestamente illegittima» e chiedono al ministro Bussetti «di fermarsi prima che sia troppo tardi». «Giù le mani dal GLHO!», rincarano dalla Federazione italiana Rete sostegno e tutela, che ha appoggiato una petizione che ha raggiunto nel giro di pochi giorni 6500 firme: «È evidente che se le ore venissero indicate da un organo come il GIT, la valutazione che questo organo farà, sarà inevitabilmente calibrata alle esigenze di risparmio delle risorse e quindi ciò determinerebbe una riduzione dei docenti, a fronte di un trend di un fabbisogno sempre maggiore». «Genitori e docenti sono uniti contro la politica del risparmio a danno degli alunni e dei propri figli», insiste Leonardo Alagna, direttore dell’Osservatorio diritti scuola che ha lanciato un’altra petizione su change.org: «Si vuole togliere all’unico organo scolastico che conosce la storia, la vita, le potenzialità e le capacità dell’alunno/a con disabilità un potere attribuito per legge ormai da ben 8 anni e che ha rappresentato per gli alunni e le loro famiglie una garanzia insostituibile di tutela dei diritti». Oltre alle nuove norme, Alagna chiede che si trasformino tutti i posti in deroga sul sostegno in organico di diritto nella prossima legge di Bilancio: «Non siano più i genitori a dover pagare avvocati per vedersi riconosciuto il diritto dei propri figli ad usufruire di un fabbisogno orario di sostegno adeguato ai loro bisogni, ma lo Stato sia garante dei diritti dei bambini ad un’istruzione di qualità e ad una scuola realmente inclusiva su tutto il territorio nazionale».


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