Stipendi, ecco la ricetta di Renzi
Valutazione delle scuole e premi ai docenti migliori
di Alessandra Ricciardi
Due gli indizi, e un po' di rumors, conducono alla valutazione delle scuole e ai premi ai docenti migliori. I punti forti della ricetta che Matteo Renzi vorrebbe provare a mettere in pratica per dare una svolta alla scuola italiana. Una ricetta che però non sarà probabilmente declinata nei capitoli chiave nei primi tre mesi del nuovo governo, visto che le azioni shock sono state concentrate su riforme istituzionali, lavoro, pubblica amministrazione e fisco.
Per il momento, le intenzioni riformatrici potrebbero limitarsi al più tranquillo capitolo della messa in sicurezza degli edifici scolastici e alla digitalizzazione della didattica. Ma se la legislatura dovesse con il governo Renzi arrivare oltre l'asticella del 2105, ci sarebbe modo di procedere con una riforma più ampia. In questo scenario sarebbe coerente a viale Trastevere la figura di Stefania Giannini, segretario di Scelta civica e già rettore dell'Università per stranieri di Perugia dal 2004 al 2013, giudicata libera dai condizionamenti «conservatori» in materia che pesano su parte del Pd. É spuntato anche il nome di Andrea Olivero (Popolari per l'Italia), che però ha negato, confermando la richiesta per il partito di confermare Mario Mauro, oggi ministro della Difesa, e che nasce proprio come esperto di scuola. Ma l'importanza del dicastero dell'istruzione, università e ricerca è tale che non è escluso, stando a rumors di Palazzo Chigi, che possa fare gola proprio ai democrat. Le carte comunque saranno svelate a breve, il nuovo governo dovrebbe insediarsi entro questa settimana.Renzi non aveva fatto mistero, nel programma per le primarie poi perse nel 2012 contro Pier Luigi Bersani, di puntare alla piena valutazione del sistema scolastico e alla diversificazione salariale. E poi, formazione continua ed obbligatoria dei docenti ed ampia autonomia scolastica, «anche riguardo alla selezione del personale didattico e amministrativo, con una piena responsabilizzazione dei rispettivi vertici e il corrispondente pieno recupero da parte loro delle prerogative programmatorie e dirigenziali necessarie».
La valutazione è al centro anche del programma di coalizione, Impegno Italia, che il premier uscente, Enrico Letta, un giorno prima di dimettersi aveva presentato e che Renzi, nel corso della direzione del partito che ha defenestrato l'ex premier, aveva assunto come base programmatica per il nuovo governo: avvio a regime di un sistema nazionale, incentrato sull'Invalsi, «condiviso e affidabile di valutazione delle scuole, che permetta di premiare il merito». Almeno su questo insomma Renzi e Letta vanno d'accordo. Dai rumors che giungono dalla segreteria renziana pare inoltre che, pur essendosi battuti per il riconoscimento e la tutela degli scatti di anzianità, una revisione della carriera, in base al merito, sia ormai inevitabile. E poi la riduzione di un anno della durata del percorso scolastico: presente nel programma di Letta, anche i renziani sono favorevoli. E la Giannini? I un'intervista ha avuto modo di dire, in merito ai diversi rendimenti tra Nord e Sud ai test Ocse-Pisa: «Le quattro leve che porteranno ad un maggiore equilibrio sono: autonomia reale ai singoli istituti scolastici, valutazione, riqualificazione del personale docente (formazione e aggiornamento), sostegno alle famiglie (anticipazione del diritto allo studio)»