Stefania Giannini. L'ultimatum a Renzi «Più fondi agli atenei»
«Il governo deve rispettare l'impegno della centralità dell'istruzione ha detto Giannini se non si aumentano i fondi all'università il mio partito porrà un problema politico nel governo»
«Gli investimenti sull'edilizia scolastica vanno bene ha detto la ministra dell'istruzione Stefania Giannini (Scelta Civica) ma bisogna occuparsi anche degli insegnanti e dell'università» perchè il taglio di 1,1 miliardi di euro ai fondi per gli atenei «è una realtà impresentabile a livello internazionale». E poi l'avvertimento al presidente del consiglio Matteo Renzi: «Il governo deve rispettare l'impegno della centralità dell'istruzione ha detto Giannini se non si aumentano i fondi all'università il mio partito porrà un problema politico nel governo». Quando Maria Chiara Carrozza (Pd) entrò al Miur prese una posizione altrettanto decisa, ma promise solo di dimettersi in caso di «nuovi tagli». Giannini alza l'asticella e, se sarà conseguente, potrebbe creare un vero problema per l'esecutivo di Renzi. Di quali cifre stiamo parlando? L'Anvur ha fatto un rapido calcolo: rispetto alla media dei paesi Ocse l'investimento italiano sull'istruzione è inferiore dello 0,18%. In soldoni sono 3 miliardi di euro all'anno. Servono a recuperare il miliardo e più tagliato da Gelmini e a riavviare un'istituzione clinicamente morta. Intervenendo ieri alla presentazione del rapporto Anvur 2013 Giannini ha ribadito l'impostazione manageriale, meritocratica e neoliberale tipica della «governance» universitaria: bisogna «semplificare» il reclutamento (non ha detto come), sollecitare i fondi delle imprese (lontanissime dall'investire in istruzione e formazione), cancellare l'anomalia degli «idonei senza borsa» e infine collegare «la formazione umanistica al mondo del lavoro». Tutti apprendisti, dunque. Le lettere, le arti e i saperi dovranno servire agli studenti italiani per ottenere un contratto infinitamente precario. Quello del «Jobs Act». In fondo, come ha detto Renzi ieri, «negli ultimi vent'anni le politiche sul lavoro non hanno creato precarietà». ro. cL