Specializzandi, una sola graduatoria per sconfiggere le raccomandazioni

 

IL FENOMENO
ROMA Dalle università italiane, ogni anno, escono circa novemila medici. Sei anni di studi, esami e tirocinio. Poi lo stop. Per le difficoltà a trovare lavoro ma soprattutto per i pochi posti delle scuole di specializzazione: 4.500. A fronte di un fabbisogno stimato dalle regioni che sfiora gli 8.800. Una situazione che costringe molti giovani medici in una sorta di limbo in attesa dell’iscrizione. Un’attesa che si traduce anche tre o quattro anni.
Alla disparità di numeri si aggiunge un diffuso fenomeno, lo denunciano gli stessi medici in attesa di entrare nelle scuole, che accompagna le prove di selezione: quello della raccomandazione. Per questo, da tempo, viene chiesta l’istituzione di una graduatoria nazionale per sostituire quelle attuali che ha ogni singolo ateneo. Domani,il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, presenterà al Consiglio dei ministri un “pacchetto” scolastico nel quale, tra le varie proposte, c’è anche quello di creare una graduatoria unica nazionale per i medici specializzandi. Una novità che punta a favorire la trasparenza degli esami e ad arginare le baronie.
LA FUGA

Il grande boom delle richieste di iscrizioni a Medicina sembra non tenere conto della realtà sanitaria del nostro Paese che, nonostante i turn over e i pensionamenti, non potrà accogliere tutti laureati. La prova è l’emigrazione, di questi mesi, in Gran Bretagna.
Il servizio sanitario nazionale britannico (National health service) sta assumendo un terzo dei suoi medici all’estero. La cifra: 252,553. Provengono da 143 diverse nazioni del mondo. Fra queste, anche l’Italia, che contribuisce alla forza lavoro della sanità anglosassone con 2.499 camici bianchi.
Carla Massi