Sos dei presidi per settembre "Più insegnanti e bidelli o la scuola sarà dimezzata"
Le simulazioni: addio mensa e tempo pieno, ore di lezione ridotte del 50% Per le materne riapertura a rischio: "Le famiglie terranno i bimbi a casa"
Corrado Zunino
ROMA — La preside dell’Istituto comprensivo Bernardino Telesio di San Sperato, Reggio Calabria, infanzia, primaria e medie inferiori, dice che così stando le cose — il numero invariato di docenti e bidelli per ogni scuola, intende — a settembre la sezione 3-6 anni non riapre. «Molte madri ce l’hanno detto, se il distanziamento sociale non è sicuro terranno i figli dai nonni». A casa, come una volta. La dirigente Marisa Maisano dice: «I bimbi più piccoli non possono tenere la mascherina, né le distanze. Abbiamo sezioni da 27-28 alunni e, secondo le nostre simulazioni, dobbiamo prevedere un rapporto insegnanti/discenti di 1 a 7, 1 a 10. Serve il doppio di maestri e bidelli». Per le elementari Maisano immagina un orario a metà: 8,30-12,30. Niente tempo pieno né mensa. Per alcuni bambini di Reggio Calabria San Sperato, la mensa è il pranzo: «Molti padri, qui, hanno perso il lavoro durante l’epidemia, avevano contratti a tempo determinato, occupazioni in nero». La dirigente ha ipotizzato di creare classi nell’aula magna, nei laboratori tematici, in parte della palestra. «Certo, da soli non ce la possiamo fare».
L’allarme "didattica dimezzata" lo aveva promosso la dirigente dell’Istituto comprensivo Ennio Quirino Visconti di Roma, il "Viscontino". Con largo anticipo, aveva organizzato un "progetto settembre" con i genitori, divisi in 5 sottogruppi, e prima di tutti è arrivata alle conclusioni: «Se non vedremo nuovi docenti, gli alunni di elementari e medie avranno metà della didattica cui sono abituati». La dirigente Rossana Piera Guglielmi spiega: «Abbiamo provato a simulare l’orario settimanale con gli insegnanti attuali e gli spazi a disposizione. Ci entrano metà ore, sia alle elementari che alle medie. Un disastro». Dettaglia: «Chi, fino a marzo scorso, aveva 10 ore di Italiano ne avrà 5. Chi seguiva sei ore di Matematica, si accontenterà di tre. Chi conosceva, e qui mi riferisco alle elementari, il tempo pieno fino alle 16,30 dovrà tornare a casa a mezzogiorno. Rischiamo che una generazione, soprattutto i più piccoli, apprenda saperi fondamentali in maniera sommaria. Tabelline, diagonali, mettere in bella copia quello che hai dentro, capire un testo. O inizi alle elementari o non impari più».
Entro la settimana il ministero dell’Istruzione dovrebbe produrre le linee guida da girare ai dirigenti scolastici. Non presenteranno numeri: metri quadrati, rapporto alunni- docente. No. Parleranno, per vie generali, di patti territoriali e con le famiglie, di accordi con il Terzo settore. Un accenno alla possibilità di rimodulare l’orario. «La coperta è corta e l’equazione matematica semplice: se arrivano risorse, cioè docenti, garantiremo le discipline di prima, altrimenti dovremo lavorare duro per non lasciare indietro i nostri ragazzi». Lo dice Daniele Barca, dirigente scolastico dell’Ic Mattarella di Modena, istituto all’avanguardia didattica. Se l’organico resterà invariato, Barca userà i docenti di sostegno per pezzi di classi, richiamerà sulle discipline curricolari i quattro insegnanti del potenziamento. Il preside ha chiest o al Comune di Modena nuove aule, quindi farà crescere una struttura nel parco scolastico. «Proveremo ad allungare le lezioni verso sera e forse apriremo il sabato. A partire dalla quarta elementare, ipotizziamo sfide e road map in remoto. Non vogliamo rinunciare a nulla: Italiano, Matematica e Scienze più in presenza, lettura e cittadinanzattiva attraverso percorsi extra. Di quanti docenti avrei bisogno? Venticinque. L’ampliamento dell’orario, con un corpo insegnante anziano, non è fattibile».
Confessa Giuseppina Princi, preside dello scientifico Leonardo da Vinci di Reggio Calabria: «Siamo in ritardo e sono disperata, ma devo trasmettere fiducia. Duemila studenti, 180 docenti, 88 classi. Un rapporto insegnante-alunni di 1 a 27. L’ipotesi di lezioni nei parchi e di beni comuni da sfruttare, in questa città, è poco concreta. Con i fondi ministeriali, 70 mila euro, sto incrementando la dotazione tecnologica: sperimenteremo una didattica mista e dal vivo. Spezzeremo le classi in due gruppi, in presenza ci saranno gli studenti più fragili, da casa i più preparati. La prima mezz’ora sarà dedicata a chi è in classe, la seconda a chi è lontano e ha rischiato di annoiarsi. Servirà fantasia, meglio, i salti mortali».