Sondaggio Tuttoscuola sui test Invalsi. Misurare non è valutare
Una corretta e completa valutazione di sistema non può che considerare tali esiti come il risultato di una serie di fattori
I sostenitori dell’utilità dei test ai fini della valutazione di sistema e dell’autovalutazione a livello locale (scuola, classe) considerano in genere le prove oggettive come un efficace correttivo al soggettivismo valutativo del singolo docente e come un utile strumento di comparazione nazionale e internazionale, ma si guardano bene dall’assumerne gli esiti come indicatori esclusivi per valutare la qualità dell’offerta formativa.
Una corretta e completa valutazione di sistema non può che considerare tali esiti come il risultato di una serie di fattori (ambientali, sociali, economici, organizzativi, di qualità dell’insegnamento e del management ecc.) che incidono in modo importante sui risultati raggiunti dagli alunni e che vanno a loro volta studiati e valutati.
Ricompare così la classica distinzione tra misurazione e valutazione, tema al quale il pedagogista Aldo Visalberghi dedicò un fondamentale saggio pubblicato per la prima volta nel 1955 per le Edizioni di Comunità: i risultati dell’apprendimento in determinate materie e attività (non in tutte: si pensi all’arte o alla musica) possono essere misurati con criteri e strumenti oggettivi, ed è bene farlo sempre con il massimo impegno e rigore, soprattutto in un Paese come l’Italia privo di tradizioni in merito, ma costituiscono solo uno degli elementi sui quali si deve fondare la valutazione, sia quella didattica del docente e del Consiglio di classe sia quella di sistema, che devono tener conto di molte altre variabili, alcune delle quali certamente non misurabili in termini quantitativi.
Di ciò, d’altra parte, sembrano rendersi conto gli attuali responsabili dell’Invalsi, che di fronte alle molte critiche avanzate nei confronti dei test (Flc-Cgil, Cobas, Gilda degli insegnanti sul versante sindacale, ma anche esperti come Giorgio Israel) ribadiscono che il loro compito è quello di fornire dati, che altri – i decisori politici e amministrativi, e gli stessi docenti – potranno interpretare per ricavarne le valutazioni e le decisioni di loro competenza.