Sole 24 ore->Università-"Abolire i concorsi e pensare a incentivi"
COMMENTI E INCHIESTE "Abolire i concorsi e pensare a incentivi" DAL NOSTRO INVIATO BOSTON - Da Alberto Alesina, capo del Dipartimento di economia all'Università di Harvard, u...
COMMENTI E INCHIESTE
"Abolire i concorsi e pensare a incentivi"
DAL NOSTRO INVIATO BOSTON - Da Alberto Alesina, capo del Dipartimento di economia all'Università di Harvard, uno dei più celebrati degli Stati Uniti, ci si potrebbe attendere, nella ricerca di una spiegazione sulle insufficienze del sistema universitario italiano e delle scelte da compiere per trattenere gli economisti più brillanti, un elogio del sistema americano. E lo fa. Ma sottolinea anche che non c'è neppure bisogno di guardare così lontano, basta seguire l'esempio di Barcellona. "Il mio ex collega di Harvard, Andreu Mas-Colell - è rientrato in Spagna, dove ci sono molti dei problemi che affliggono l'università italiana e, dal nulla, con il sostegno del Governo della Catalogna, ha creato un'università, che è al di fuori del sistema, funziona come il modello americano e nel giro di poco tempo ha saputo attrarre molti bravissimi economisti. Italiani compresi". Alesina è per le soluzioni radicali a problemi che ritiene intrattabili anche nelle università italiane che si considerano nel novero delle migliori. Il suo discorso apertamente critico all'inaugurazione dell'attuale anno accademico in Bocconi è andato di traverso anche a molti dei suoi ex professori. "Alla fine - ricorda - le uniche congratulazioni senza riserve me le ha fatte Mario Monti". Sulle necessità di riforma del sistema italiano e la fuga dei cervelli, l'economista di Harvard ha le idee chiare. "In Italia il sistema delle assunzioni - sostiene - è lentissimo. Negli Stati Uniti i migliori studenti hanno un posto ancor prima di finire il Phd. In Italia andrebbero aboliti i concorsi e le idoneità. Ogni università dovrebbe essere libera di assumere chi vuole. Lo stesso discorso vale per la progressione di carriera: Guido Tabellini, premiato come il miglior economista europeo sotto i 45 anni, ci ha messo 5-6 anni ad arrivare in Bocconi". A 45 anni, Alesina è stato nominato preside a Harvard. L'altro punto dolente è quello degli incentivi. "Ci vogliono salari differenziati - sostiene Alesina, la cui produzione scientifica è torrenziale - che premino la produttività sia nella ricerca sia nell'insegnamento. Non è possibile che un professore con zero pubblicazioni riceva lo stesso trattamento di uno che sta per vincere il premio Nobel". Un diverso finanziamento dell'università (alla quale peraltro, secondo Alesina, in Italia non mancano i fondi, se comparata con altri sistemi europei) rappresenterebbe un altro passo avanti verso il mercato e la selezione delle scuole "vincenti" nell'attrarre i migliori talenti fra gli studenti e fra i professori. "Il finanziamento - sostiene Alesina - andrebbe spostato dal contribuente all'utente e al fund-raising esterno. Questo determinerebbe un utente che "vota con il portafoglio" e così la competizione entrerebbe in azione. È populista pensare che tutte le università possano produrre la stessa qualità, sarebbe meglio invece concentrare la ricerca di eccellenza su uno-due centri". E, per far questo, il gradualismo, secondo Alesina, non funziona. "Per creare un Dipartimento di economia di eccellenza - afferma - per fare il vero salto di qualità che porti una facoltà italiana al livello di quelle americane, non dico le primissime, ma quelle della cerchia immediatamente successiva, o anche di quelle europee di punta, si dovrebbero poter fare dieci offerte tutte insieme a dei bravi economisti. Anche all'estero, anche agli italiani all'estero. Una Bocconi deve essere in grado di fare un'offerta che alletti l'economista che riceve altre offerte da posti come Pompeu Fabra o la London School of Economics. Ma questo, almeno finché ci saranno i concorsi e finché i concorsi continueranno a favorire gli interni, non è possibile". A.ME.
Mercoledì 28 Gennaio 2004