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Sole 24 ore-"Le famiglie decideranno"

"Le famiglie decideranno" "L'applicazione del tempo pieno alle elementari e del tempo prolungato alle medie è stata molto positiva, perché un gran numero di scuole ha utilizzato in maniera ...

10/11/2003
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Il Sole 24 Ore

"Le famiglie decideranno"
"L'applicazione del tempo pieno alle elementari e del tempo prolungato alle medie è stata molto positiva, perché un gran numero di scuole ha utilizzato in maniera straordinariamente efficace le ore in più". Valentina Aprea, sottosegretario all'Istruzione e responsabile di Forza Italia per le politiche scolastiche, riconosce così l'importanza di questo modello pedagogico. Nell'elaborazione della riforma, quale valore avete riconosciuto alle esperienze di tempo pieno e tempo prolungato? Le esperienze condotte hanno potuto favorire l'alfabetizzazione culturale degli alunni con modalità più distese rispetto al tempo normale e hanno ottenuto una forte risposta sociale, soprattutto nelle grandi città del Nord dove sono molte le donne che lavorano. A loro l'uscita da scuola dei figli alle 12.30 o all'una pone problemi spesso insormontabili. La riforma ha però suscitato molti timori, al punto che lo stesso ministro è intervenuto per assicurare che "non c'è alcun colpo di spugna sul tempo pieno". Cosa cambia in concreto con la nuova normativa? Il decreto accoglie gli aspetti più positivi del tempo pieno a partire dalla flessibilità, perché sia nella scuola primaria sia in quella secondaria si può arrivare, su richiesta delle famiglie, alle 40 ore settimanali. Cambia invece l'organizzazione dell'attività didattica e dell'impiego degli insegnanti, perché abbiamo tenuto conto dell'autonomia scolastica. Di conseguenza non abbiamo riproposto i vecchi modelli unici, ma con questa norma diciamo che il tempo scuola può andare da 27 a 30 ore settimanali, a cui va aggiunto il tempo mensa, e che la scuola è tenuta a organizzare tutte le attività curriculari, mentre quelle proposte nelle tre ore facoltative sono decise dalle richieste delle famiglie. Con quali conseguenze? Questo aumenta la flessibilità e apre la strada alla personalizzazione del l'attività educativa, che rappresenta uno dei pilastri della riforma. L'alunno particolarmente dotato oppure quello in ritardo su una particolare materia possono frequentare attività anche in altre scuole, che sono inserite in una rete. Per questa via superiamo il vincolo del modulo classico a tempo pieno, e facciamo in modo che scuola e famiglia decidano assieme anche sulla base del principio di sussidiarietà. Il numero degli insegnanti impiegati sarà determinato anche dalle attività a scelta e dalla presenza di laboratori nella scuola. Accanto agli insegnanti, inoltre, l'articolo 7 del decreto prevede l'apporto di esperti esterni, da determinare sulla base delle esigenze. Proprio l'organico è uno degli aspetti sui quali si concentrano le critiche dei sindacati. Le immissioni in ruolo rappresentano un discorso diverso, e il ministero è impegnato a fondo visto che ha già chiesto al dicastero dell'Economia l'autorizzazione per assumere 21mila docenti. I nostri interventi, poi, hanno lo scopo di razionalizzare gli incarichi che andavano a sovrapporsi a docenti già presenti, evitando così dei doppioni e degli sprechi di risorse, ma non abbiamo mai tolto un insegnante necessario. Altre contestazioni riguardano l'organizzazione del tempo mensa. È singolare che questa obiezione arrivi proprio dai sindacati, che non possono non conoscere l'articolo 130 del Testo unico: il tempo mensa non va considerato come tempo didattico, ma ai sensi delle norme contrattuali gli insegnanti sono tenuti a coprire anche il tempo mensa.
Lunedì 10 Novembre 2003


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