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Sole 24 ore-La laurea cambia, il master resta

La laurea cambia, il master resta Definito il passaggio dal "3+2" al nuovo percorso "a Y". Non potrà però essere attivato dal prossimo anno accademico. Il sistema attuale si è rivelato, alla prov...

22/06/2004
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Il Sole 24 Ore

La laurea cambia, il master resta
Definito il passaggio dal "3+2" al nuovo percorso "a Y". Non potrà però essere attivato dal prossimo anno accademico. Il sistema attuale si è rivelato, alla prova dei fatti, troppo rigido. Possibili da ottobre sperimentazioni di ateneo.
di Alessia Tripodi
"Salvi" gli attuali master universitari, che non saranno costretti a cambiare nome. Il ministero dell'Istruzione, infatti, intende accogliere l'obiezione sollevata dal Parlamento e non aggiungerà alla laurea magistralis - il nuovo titolo quinquennale - anche la denominazione "master", prevista dalla prima versione della proposta Moratti che rivede il "3+2". I tempi di applicazione del nuovo percorso "a Y", poi, saranno definiti dal Miur d'intesa con la Crui, la Conferenze dei rettori delle università italiane.
Sono le ultime novità in arrivo del decreto di riforma del "3+2" che, dopo il via libera del Parlamento, passa ora all'esame della Corte dei conti. Il provvedimento dovrebbe giungere in Consiglio dei ministri per l'ok finale tra la fine di luglio e la ripresa dopo la pausa estiva. Entro il 2004 - fa sapere il Miur - saranno ultimati i processi di rivisitazione e accorpamento delle attuali classi di laurea di primo e secondo livello. Le innovazioni, dunque, non potranno partire dal prossimo anno accademico, anche se non si può escludere che già dal prossimo ottobre qualche ateneo sperimenterà il nuovo percorso "a Y".
Un sistema troppo rigido. Il "3+2", introdotto con il Dm 509/99 dall'allora ministro dell'Università, Ortensio Zecchino, non ha funzionato a dovere: è questa l'opinione piuttosto diffusa nel mondo accademico, e non solo. Non sarebbe stato raggiunto l'obiettivo di rendere il sistema più flessibile, visto che lo schema introdotto da Zecchino non prevede differenziazioni di percorsi da una facoltà all'altra. L'Italia, inoltre, è l'unico Paese dell'Unione europea in cui il "3+2" è stato applicato in modo massiccio. In Germania, per esempio, vige ancora un modello unico e il sistema a doppio ciclo (non coincidente con il nostro) è stato introdotto in modo parziale, lasciando alle università la libertà di scegliere se adottare modelli unitari o in sequenza. Il "3+2", inoltre, ha determinato una proliferazione dei corsi di laurea: a ottobre del 2003 nelle università italiane erano stati attivati 3.150 corsi di primo livello, contro gli 850 della Germania.
Sembra, poi, che la riforma Zecchino non sia riuscita a velocizzare effettivamente l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Anche se va precisato che, per quanto riguarda gli effetti del "3+2" sul tasso di successo negli studi, non sono ancora disponibili dati sufficientemente aggiornati e attendibili. Le innovazioni previste dal Dm 509, infatti, sono andate a regime a partire dall'anno accademico 2001-2002, mentre i dati statistici più recenti sui laureati sono aggiornati al 2002 e comprendono, dunque, solo gli studenti che hanno conseguito la laurea triennale convertendo i crediti maturati nei percorsi del vecchio ordinamento, precedenti all'introduzione del "3+2".
Il percorso "a Y". Il decreto del Miur trasforma il "3+2" nel cosiddetto percorso "a Y". Lo schema attualmente in vigore prevede una laurea triennale di primo livello e una specialistica di secondo livello, di durata biennale. Con il nuovo assetto, invece, dopo un primo anno comune, pari a 60 crediti formativi, gli studenti possono scegliere tra due opzioni. Un percorso biennale "professionalizzante" (120 crediti) che conduce alla laurea triennale (cioè "1+2"), o un percorso "metodologico" (120 crediti) di preparazione a un ulteriore biennio (120 crediti), che porta al conseguimento della laurea magistrale ("1+2+2").
Per chi sceglie la seconda opzione, le università avranno la possibilità di definire meccanismi di verifica per il passaggio dal primo anno al biennio e da questo agli ultimi due anni di studi. Per la facoltà di Giurisprudenza, invece, viene istituito un modello a ciclo unico ("1+4") per le professioni di magistrato, avvocato e notaio. In questo senso, una commissione guidata dal sottosegretario Maria Grazia Siliquini sta già esaminando le classi di laurea giuridiche per ridisegnare l'accesso alle professioni legali.
Le novità. La versione definitiva del testo di revisione del "3+2" dovrebbe accogliere l'osservazione dal Parlamento sull'opportunità di non affiancare la denominazione "master" al titolo di laurea magistrale. Questa modifica, come evidenziato da più parti, avrebbe tolto valore agli attuali master universitari. Il Miur dovrebbe, poi, definire d'intesa con la Crui i termini entro i quali gli atenei dovranno adeguarsi al nuovo schema: non un'applicazione secondo le decisioni delle singole facoltà - come ha chiesto la conferenza dei rettori - ma un termine obbligatorio per tutti, concordato comunque tra Crui e Miur.
"Vengono introdotte importanti novità - ha detto Giuseppe Valditara, responsabile scuola e università di An - come la possibilità di diversificare i percorsi e di introdurre criteri di selezione, e il ciclo unico per Giurisprudenza. Così - ha continuato - si rende il sistema flessibile e capace di garantire una preparazione di alto livello". Contrario Enrico Panini (Cgil): "Questa volontà di riformare in peggio l'università si accompagna a una crisi economica sempre più preoccupante degli atenei".

19 giugno 2004


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