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Sole 24 ore-Il preside-manager resta precario

Il preside-manager resta precario Scuola - Il 18,7% dei dirigenti non è di ruolo, ma nessun concorso ordinario è in vista dopo gli ultimi che risalgono a dieci anni fa FEDERICA MICARDI GIANNI...

26/01/2004
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Il Sole 24 Ore

Il preside-manager resta precario

Scuola - Il 18,7% dei dirigenti non è di ruolo, ma nessun concorso ordinario è in vista dopo gli ultimi che risalgono a dieci anni fa
FEDERICA MICARDI GIANNI TROVATI
Da presidi a dirigenti scolastici. Non è un cambiamento solo nominale, ma una mutazione profonda che negli ultimi anni ha rivoluzionato il lavoro del personale direttivo della scuola. Il processo di dimensionamento, che impone un numero minimo e massimo di studenti per ogni istituzione scolastica, ha dato vita (soprattutto nelle zone a bassa densità di popolazione) a numerosi istituti comprensivi, moltiplicando il numero di strutture che il singolo dirigente deve gestire, mentre l'autonomia ha ampliato in misura notevole adempimenti e responsabilità. Sempre più precari. Nel 2002/2003, ultimo anno monitorato, i dirigenti scolastici italiani erano 10.788: più di 2mila dei quali incaricati (18,7%), cioè non di ruolo. Una quota, quest'ultima, che ogni anno cresce di circa 6-700 unità perché, mentre rimane sostanzialmente invariato il numero complessivo delle istituzioni scolastiche, le cessazioni di attività lasciano scoperti incarichi che vengono affidati a personale non di ruolo nominato fra gli insegnanti. Gli ultimi concorsi per l'assunzione in ruolo, infatti, risalgono a date lontane: il 1992 per la scuola elementare e media, il 1995 per le superiori. Un concorso ordinario, oggi, non appare all'orizzonte, mentre si sta svolgendo la fase di formazione del corso-concorso, riservato a chi già aveva tre anni di attività alle spalle quando è stato indetto, che interessa circa 1.500 persone. Il numero non è sufficiente a coprire i posti vacanti, nel 2003/2004 stimabili attorno alle 2.600 unità, e l'età media dei partecipanti (54-55 anni) lascia supporre che molti di loro andranno presto a ingrossare le fila dei pensionati, aggravando ulteriormente il deficit d'organico. "Tra i miei compagni di corso - racconta Bruno Cirilli, dirigente incaricato presso l'istituto comprensivo Badesi (in provincia di Sassari) - c'è chi ha deciso di andare in pensione senza attendere la fine del concorso, e nei prossimi due o tre anni, una volta diventati di ruolo e raggiunti i 60 anni di età e 40 di servizio, seguiremo tutti le loro orme". L'immissione in ruolo, infatti, comporta l'applicazione del contratto per i dirigenti, con i conseguenti vantaggi per il calcolo della pensione e della liquidazione. Sardegna precaria. Di ruolo o meno, i dirigenti scolastici si trovano in media a gestire 4,8 strutture a testa. Come tutte le medie statistiche, però, il dato non rende appieno la situazione: accanto a quanti guidano istituti articolati in più plessi, infatti, esistono molti dirigenti di singole scuole, che abbassano sensibilmente la media nazionale, mentre alcuni loro colleghi gestiscono istituzioni che abbracciano anche più di 20 scuole (si veda l'articolo qui sotto). La Puglia è la Regione in cui si registra il numero minore di sedi per dirigente (3,3), mentre all'altro capo della classifica si attesta la Sardegna (8,2). Il panorama dell'Isola, inoltre, è aggravato dalla massiccia presenza dei precari, che (2002/2003) sono il 53,4% del totale, quasi il triplo rispetto alla media nazionale (18,7 per cento). I dirigenti sardi, però, possono consolarsi guardando alla busta paga perché - secondo un monitoraggio dell'Associazione nazionale presidi (il sindacato che rappresenta circa 6mila dirigenti) - è proprio in Sardegna che si riscontra la quota variabile più alta di retribuzione di posizione. Contratto e dintorni. L'ampia fetta di posizioni precarie è solo uno dei problemi che agitano la categoria, e che lo scorso 13 gennaio hanno spinto l'Anp a prendere carta e penna per chiedere un incontro urgente con la direzione del personale del Miur, ponendo sul tavolo anche la questione del contratto, scaduto nel dicembre 2001. Questa fase di stallo mantiene irrisolti alcuni problemi importanti come il pagamento della parte variabile della retribuzione di posizione: "Si tratta - spiega Antonino Petrolino, della direzione nazionale dell'Anp - di circa 25 milioni di euro, rappresentati dalla retribuzione di anzianità di chi è andato in pensione negli ultimi tre anni, che dovevano alimentare il fondo regionale apposito e che oggi sono fermi al ministero del Tesoro. Questo dal 2001 ha impedito finora il pagamento di circa mille euro all'anno agli stipendi dei dirigenti". A CURA D


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