Sole 24 Ore: Il Consiglio di Stato promuove la riforma delle superiori
Ha suscitato, invece, qualche dubbio, la costituzione, prevista nei regolamenti, dei "dipartimenti" (nuove articolazioni del collegio docenti), e dei "comitati scientifici" (composti da docenti, esperti del mondo del lavoro, delle professioni e della ricerca)
Claudio Tucci
Il Consiglio di Stato promuove la riforma delle superiori. L'ufficialità, dopo una serie infinita di indiscrezioni susseguitesi in queste ore, è arrivata, nella serata di giovedì, con la pubblicazione definitiva, sul sito di Palazzo Spada, dei tre pareri sui regolamenti di riordino di licei, istituti tecnici e professionali, targati Gelmini. Dal 1° settembre prossimo, quindi, i circa 500mila ragazzi, che, ora, frequentano la terza media, sperimenteranno i nuovi istituti d'istruzione secondari.
Il disco verde, seppur con qualche paletto, si è acceso su quasi tutta la linea e molti dei rilievi formulati nei pareri interlocutori di metà dicembre (tra cui, quello che preoccupava di più, l'eccesso di delega) sono stati superati dal supplemento di spiegazioni arrivato da Viale Trastevere. La palla, ora, passa alle commissioni Cultura di Camera e Senato, che, in attesa del pronunciamento dei giudici amministrativi, avevano sospeso l'esame dei 3 regolamenti e l'emissione del loro parere. Anche se, la commissione presieduta da Valentina Aprea, il 16 dicembre scorso, aveva pubblicato "una proposta di parere" sulla riforma delle superiori, dando, in sostanza, l'ok ai 3 regolamenti, vincolando la partenza alle sole prime classi e aumentando il numero degli indirizzi.
Dopo il sì di Palazzo Spada, i lavori parlamentari potranno, ora, riprendere speditamente. Una volta arrivati, anche, questi pareri, i regolamenti dovranno passare, per un secondo via libera, in Consiglio dei Ministri ed essere, poi, pubblicati in Gazzetta. Con ogni probabilità, vista, anche, la tempistica molto stretta, slitteranno i termini di iscrizioni alle superiori, che saranno posticipati a fine marzo (nell'incontro con i sindacati, nei giorni scorsi, i tecnici del ministero dell'Istruzione, hanno parlato di 26 marzo). Resterà, invece, il 27 febbraio, la scadenza per formalizzare le iscrizioni nella scuola dell'infanzia, alla scuola primaria e nella secondaria di primo grado.
Non c'è dubbio, però, che il via libera del Consiglio di Stato abbia sbloccato una situazione (a dire il vero, più politica che decisionale, visto che i rilievi di Palazzo Spada, come si sa, hanno natura consultiva e non vincolante), che stava diventando sempre più ingarbugliata. I giudici amministrativi, scorrendo le motivazioni dei 3 pareri, hanno riconosciuto che le nuove superiori mirano a superare la frammentazione dei percorsi di studio che emergono dall'accavallarsi e dal sovrapporsi delle sperimentazioni e a far acquisire, conoscenze tecniche e culturali, utili per il futuro. E per quanto riguarda, in particolare, gli istituti professionali, anche, «dare risposte chiare ai giovani e alle famiglie, che si aspettano dalla scuola percorsi trasparenti e competenze spendibili tanto per l'inserimento nel mondo del lavoro, quanto per il passaggio ai livelli superiori di istruzione e formazione».
Superato, anche, il rilievo, forse, più delicato, relativo all'eccesso di delega. Secondo i giudici amministrativi, infatti, alla luce, pure, delle integrazioni fatte dai funzionari del ministero dell'Istruzione, «le scelte riformatrici effettuate dall'Amministrazione non appaiono estranee e tanto meno contrastanti con i criteri della delega, la cui genericità appare riscattata dal quadro normativo complessivo da cui risultano linee sufficientemente dettagliate di intervento».
Ha suscitato, invece, qualche dubbio, la costituzione, prevista nei regolamenti, dei "dipartimenti" (nuove articolazioni del collegio docenti), e dei "comitati scientifici" (composti da docenti, esperti del mondo del lavoro, delle professioni e della ricerca), che avrebbe il compito di monitorare la riforma.
Per i giudici di Palazzo Spada, nel rispetto dell'autonomia, sarebbe stato più coerente lasciare alle scuole la scelta di istituire tali organi. Un rilievo espresso già prima di Natale, che a tutt'oggi resta fermo. E non sono visti di buon occhio neppure i Comitati nazionali. I giudici chiedono, infine, di utilizzare atti aventi forza di legge e non atti «aventi natura non regolamentare» per definire - dopo il sì alla riforma - le indicazioni nazionali (i programmi) dei nuovi percorsi, l'articolazione delle cattedre, gli indicatori per la valutazione e l'autovalutazione degli istituti.