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Sole 24 ore -Docenti, il rebus del merito

Docenti, il rebus del merito. Il progetto allo studio vorrebbe una parte della retribuzione legata solo ai titoli accumulati. di Giovanni Scaminaci Ancora al punto di partenza l'ingresso del meri...

16/03/2004
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Il Sole 24 Ore

Docenti, il rebus del merito.
Il progetto allo studio vorrebbe una parte della retribuzione legata solo ai titoli accumulati.
di Giovanni Scaminaci

Ancora al punto di partenza l'ingresso del merito nella busta paga dei docenti "più bravi". L'incremento legato al merito, infatti, potrebbe arrivare già dal prossimo anno in base al contratto collettivo del 2003, che ha demandato la ricerca delle soluzioni più adeguate a una commissione composta da rappresentanti del Miur, dell'Aran e delle organizzazioni sindacali firmatarie. La commissione, tuttavia, ha cominciato a riunirsi solo lo scorso dicembre data entro la quale, secondo le previsioni dell'articolo 22 del contratto, avrebbe dovuto ultimare i lavori e ha tenuto l'ultimo incontro mercoledì 10 marzo. Senza però arrivare a una soluzione del problema.
Del resto il tentativo di "pagare di più i più meritevoli" è ormai antico (si veda la scheda in basso al centro), ma le buone intenzioni sono sempre naufragate sugli scogli di una realtà ostile. È ancora fresco il ricordo delle proteste che travolsero l'allora ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer, che aveva tentato di premiare i docenti migliori attraverso il cosiddetto "quizzone". Un altro elemento di conflitto è rappresentato dal fatto che contemporaneamente in Parlamento si discute dello stato giuridico degli insegnanti e, quindi, anche del problema del merito.
Carriera legata ai titoli. Come base della discussione, l'Aran ha preparato un documento che prevede la differenziazione degli stipendi in relazione ai titoli posseduti dai docenti. Lo sviluppo di carriera che si ipotizza è "articolato su due fasce: una agganciata all'anzianità, l'altra alle competenze professionali". Al inizio carriera la progressione economica sarebbe legata all'anzianità e successivamente alla professionalità, in base a parametri oggettivi e certificabili. Si tratta di una proposta che, rompendo lo schema per cui la retribuzione è legata solo all'anzianità, introduce delle novità in un universo "piatto". Ai docenti arriverebbe un messaggio preciso: se volete guadagnare di più dovete accumulare più titoli e assumere nuove responsabilità.
Con qualche perplessità, tuttavia. La qualità del lavoro in classe? I risultati conseguiti dagli studenti? Tutto questo potrebbe non contare nulla, perché non è un titolo certificato, è difficile da accertare, e tale tipo di valutazione comporta troppi rischi. Con il risultato, tuttavia, che un insegnante con molti titoli ma di mediocre intervento in classe, guadagnerebbe di più di chi fa un ottimo lavoro con gli alunni ma è meno titolato.
La merit pay. L'Aran ritiene che non sia percorribile l'ipotesi della merit pay, cioè dell'avanzamento di carriera basato sull'accertamento della qualità dell'insegnamento, cioè delle prestazioni dei docenti. Queste andrebbero misurate tenendo conto dei risultati di apprendimento degli studenti oppure con la valutazione di supervisori. Il documento dell'Aran, citando l'Ocse, demolisce il sistema della merit pay, perchè si sarebbe rivelato fallimentare dove è stato adottato. Ciò soprattutto "perché il prodotto dell'attività d'insegnamento è difficile da osservare", isolandone i numerosi contributi. Da qui l'ipotesi di avvalersi solo di "strumenti oggettivi e misurabili, come, ad esempio, la formazione e l'autoformazione certificabile".
Il nuovo stato giuridico. Soppressione delle Rsu di scuola, area di contrattazione autonoma, diritti, doveri e profilo professionale definiti per legge, possibilità di carriera: sono queste le previsioni fondamentali dei due disegni di legge sullo stato giuridico degli insegnanti, attualmente in discussione in Parlamento. Si tratta della proposta di legge 4095 dell'onorevole Angela Napoli (An) e della proposta 4091 dell'onorevole Paolo Santulli (Fi) e altri. Secondo i relatori, la contrattazione collettiva avrebbe accentuato la "dipendenza" degli insegnanti piuttosto che la loro "autonomia" e "responsabilità professionale".
Bisogna invertire la rotta, prevedendo, tra l'altro: la possibilità di carriera e di retribuzione per merito; l'articolazione "della funzione docente in specifiche funzioni di docente tirocinante, docente ordinario e docente esperto"; la "valutazione delle prestazioni di ogni titolare della funzione docente ai fini della progressione economica e di carriera".


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