Soldi all’università, gli studenti contro la ministra: tagli mascherati
Il coordinatore di Link, Andrea Torti: «Non è vero che agli atenei andranno 62,5 milioni in più come dichiarato dalla ministra: i fondi sono ancora in calo»
Antonella De Gregorio
Dopo la registrazione dela Corte dei Conti, il Miur ha pubblicatole tabelle che illustrano come vengono ripartiti i fondi assegnati dal ministero alle università: un capitale di quasi sette milioni di euro, distribuito tra le università dello Stivale in base ai costi sostenuti per la formazione degli studenti e ai risultati conseguiti (la c.d. quota «premiale»).
Aumenti nominali
Un momento atteso, ma che non manca mai di generare equivoci e polemiche. Se infatti il ministro si ascrive il merito di aver aumentato i fondi dello 0.9%, a 6,982 miliardi di euro (con un incremento di 62,5 milioni rispetto al 2016), le associazioni degli studenti si armano di pallottoliere e mandano a dire al ministro che i numeri sono ben diversi: «I fondi nella disponibilità diretta degli Atenei sono stati in realtà ridotti dello 0,9% passando da 6,919 miliardi a 6,856 miliardi», dichiara Andrea Torti, coordinatore di Link - Coordinamento Universitario. Tagli «mascherati», dice, elencando le voci discordanti. Il primo aumento solo «nominale» (come già evidenziato anche dal Cun) riguarda i 45 milioni di euro di tagli ai fondi direttamente gestiti dagli atenei statali (quota base, premiale, perequativo e programmazione triennale). Poi ci sono i 24,5 milioni tolti al sistema universitario per finanziare le università terremotate: Urbino, L’Aquila, Politecnico delle Marche, Camerino (15 lo scorso anno)
La «no tax area»
E i 55 milioni di euro di copertura dei mancati introiti dovuti all’introduzione della «no tax area» (quindi non fondi aggiuntivi per gli atenei). «senza contare che solo oggi le Università sono venute a conoscenza di quanto spetti loro dei 55 milioni della no-tax area, pur essendo state costrette dalla scorsa legge di bilancio a emanare i nuovi regolamenti sulla contribuzione entro marzo 2017», denuncia Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari. «I fondi che saranno nelle disponibilità degli atenei per sostenere le attività ordinarie - sostengono gli studenti - non è vero che aumentano di 62,5 milioni come dichiarato dalla ministra ma calano di 70 milioni rispetto al 2016 e addirittura di 115 rispetto a quanto dichiarato dal ministro.
Quei 63 milioni in meno
I tagli denunciati dagli studenti trovano conferma anche nelle tabelle allegate dal Miur al comunicato odierno: sommando le tre voci del Ffo (quota base, quota premiale e risorse perequative) nel 2017 alle università arriveranno 6,272 miliardi di euro: 63 milioni meno del 2016, il segno è negativo per l’1%.
Le voci
A queste voci si aggiungono poi le assegnazioni per i piani straordinari di reclutamento dei docenti varati nel corso degli ultimi anni (237,2 milioni di euro), la quota 2017 relativa alla programmazione triennale (43,8 milioni di euro) e l’assegnazione dei 55 milioni di euro agli atenei per la no tax area: totale, 6,6 miliardi. Le tabelle relative alle voci ulteriori dell’Ffo (fra cui dottorati, fondo giovani, risorse per la ricerca di base, risorse da destinare ai docenti) saranno pubblicate entro settembre e porteranno il totale finale a 6,982 miliardi.
La protesta
Ma, appunto, non solo ci teniamo lontani dai livelli del 2009 (quando l’Ffo ammontava a 7,4 miliardi), ma nemmeno c’è stata quell’inversione di tendenza sbandierata dalla politica. Che prevedeva di portare il fondo, nel 2018, a quota 7,3 miliardi. Gli studenti non ci stanno ad ascoltare proclami («Non è pensabile che l’università italiana sia continuamente impegnata in una lotta alla sopravvivenza», commenta Elisa Marchetti) e annunciano mobilitazioni nei prossimi mesi. Che si allacceranno alla protesta della comunità accademica, già in sciopero per il blocco degli scatti stipendiali.