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Slitta la riforma dell’università. Il Pd e gli studenti: «Vittoria»

Si voterà dopo il 14, la Gelmini si appella al «senso di responsabilità»

03/12/2010
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA - Il senatore Maurizio Gasparri ha fortemente caldeggiato l’ipotesi in capigruppo. Ma il Pd si è messo di traverso, annunciando che avrebbe fatto ostruzionismo sul percorso in aula della Finanziaria se ci fosse stata l’accelerata sull’università. Il presidente del Senato del Senato Schifani ha mediato fra i due poli, poi la decisione finale, che il Pd rivendica come una propria “vittoria”.«Dopo il voto di fiducia ci sarà una capigruppo che deciderà quando e come il Senato discuterà la riforma- ha spiegato la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro- Se Berlusconi e il suo governo non avranno la fiducia, allora non se ne discuterà più». Il ministro, nonostante tutto, si dice «ottimista» essendo «convinta che sia alla Camera che al Senato ci siano le condizioni per ottenere la fiducia». Ma lancia un appello ai parlamentari: «Mi auguro che sulla riforma prevalga il senso di responsabilità, che si approvi al più presto il provvedimento in via definitiva», ha detto a margine della registrazione di ieri di Porta a Porta, durante la quale ha dovuto difendere ancora una volta il suo provvedimento. Il ministro si è impegnato a garantire le risorse per le borse di studio: «C’è l’impegno mio e di Tremonti a stanziare 150 milioni come lo scorso anno». E ha ripetuto che la legge valorizza il merito e non penalizza i ricercatori, «per questo va approvata». Anche perché, in caso contrario, «non si potranno bandire posti da ricercatore», visto che le norme vigenti in materia «valgono fino al 31 dicembre prossimo». Senza legge, poi, non «potranno essere garantiti gli scatti di stipendio, non saranno banditi i nuovi concorsi da associato (1.500 all’anno quelli promessi, ndr)». «L’opposizione- ha continuato- per motivi di pura propaganda politica, mette a rischio provvedimenti urgenti e indispensabili per l’università italiana». Per il Pd la minaccia del blocco dei concorsi è «inutile, tanto si sarebbero bloccati comunque in attesa dei decreti attuativi della legge».
Ma dal mondo dell’università arrivano appelli per il sì rapido: «Se la riforma dell’università va dopo il voto di fiducia- spiega Andrea Lenzi, presidente del Cun, Consiglio universitario nazionale e docente della Sapienza- il rischio è il far-west, perché rimarrà bloccato il reclutamento di professori e ricercatori». Intanto non si placano le proteste in tante città, da Roma a Reggio Calabria. E ieri gli studenti di Roma Tre hanno consegnato una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Presidente, almeno tu non ci abbandonare», è stato l’appello lanciato dai ragazzi che hanno manifestato le loro perplessità sulla riforma. «Ho ricevuto una lettera, risponderò dopo averla letta e riflettuto», ha fatto sapere Napolitano. Quanto alle contestazioni di piazza, ieri a Bologna c’è stato un breve scontro quando un corteo ha tentato di entrare al Motor Show ed è stato respinto con una carica. A Napoli ci sono stati scontri e tafferugli fra studenti e polizia. E oggi a Palermo gli universitari hanno già annunciato contestazioni al presidente del Senato, Renato Schifani, che dovrebbe arrivare nel loro ateneo. Il ministro dice che vorrebbe poter andare in un grande ateneo come la Sapienza se gli studenti «me lo consentissero». Per ora sembra che non ci sia aria di accoglienze festose.


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