ROMA - Dopo quasi sette anni, la scuola torna a fermarsi compatta. Ad annunciarlo dal palco della manifestazione delle Rsu in corso a piazza SS. Apostoli a Roma, i sindacati confederali. Martedì 5 maggio, i lavoratori - docenti, Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) e dirigenti scolastici - aderenti a Flc-Cgil, Cisl scuola e Uil scuola, Gilda-Unams, Snals-Confsal scenderanno in piazza contro il disegno di legge sulla Buona scuola, presentato dal governo e in discussione con tempi strettissimi in questi giorni in Parlamento. A questo punto, i Cobas della scuola che manifesteranno il prossimo 24 aprile, potrebbero decidere di revocare la loro protesta e aderire, compattando il fronte sindacale, a quella del 5 maggio. E annunciano la partecipazione anche gli studenti della Uds e della Rete studenti medi.
FOCUS Tutto su "la buona scuola"
Era dal 30 ottobre 2008, quando tutti i sindacati manifestarono contro la riforma Gelmini, che la scuola non scendeva in piazza con tutte le sigle sindacali. Sei anni e mezzo fa, fu la riforma della scuola del governo Berlusconi a mettere tutti "d'accordo", questa volta è la Buona scuola di Renzi a convincere tutti i rappresentanti dei lavoratori. Dopo il balletto strumenti parlamentari del premier - tra decreto-legge di marzo e disegno di legge di aprile, per altro molto diversi tra loro - lo sciopero generale della scuola era nell'aria da settimane. Perché dal 3 settembre, quando il premier Matteo Renzi presentò le prime slide sul piano di riforma che il governo intendeva potare a termine in tempi brevi, i rappresentanti dei lavoratori non sono stati coinvolti nella discussioni su tematiche di elevata complessità, come quelle della riforma della scuola. Anche se l'esecutivo "promette" di assumere 100mila docenti a settembre.
"Quando si mette mano a questioni senza averne conoscenza e competenza - dice senza mezzi termini dal palco della manifestazione di questa mattina Francesco Scrima, leader della Cisl scuola - si finisce come l'apprendista stregone e si rischia di fare danni incalcolabili. Questo sta facendo Renzi sulla scuola". "Noi chiediamo l'immediata stabilizzazione dei precari - ha dichiarato Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil - , il rinnovo del contratto, e che si realizzi, finalmente, una scuola autonoma, libera da molestie burocratiche e basata sulla partecipazione e la cooperazione tra i soggetti che operano nella scuola e nel territorio. Del disegno di legge va cambiato tutto e noi non possiamo più aspettare". "Non è una riforma (né tantomeno una buona scuola) - aggiunge Pantaleo - quella che si fa senza coinvolgere veramente i lavoratori che ci lavorano ogni giorno, ascoltando i loro bisogni".
Secondo i sindacati, "i grandi assenti di questo disegno di legge sono un reale piano di investimenti e un piano di assunzioni anche per il personale Ata, che rischiano di compromettere il futuro della scuola italiana". "Pretendere di cambiare la scuola - conclude Scrima - senza partire dalla loro conoscenza dei problemi, dalla loro esperienza, dalla loro competenza è un grave atto di presunzione ed è anche la ragione per cui stiamo assistendo da mesi a proposte ogni volta diverse, spesso addirittura stravaganti, ma sempre ugualmente lontane da ciò che servirebbe davvero alla scuola per cambiare in meglio". Nelle scorse settimane, i sindacati hanno riunito docenti e Ata nelle province raccogliendo un grande dissenso e una grande preoccupazione soprattutto per la figura del preside-sceriffo cui Renzi vuole affidare le sorti della scuola italiana del terzo millennio. Gli unici contenti del piano di riforma pensato a Palazzo Chigi sembrano proprio i dirigenti scolastici.