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Sì, sabato in piazza a Roma. Con più convinzione-di Nicola Tranfaglia

Sì, sabato in piazza a Roma. Con più convinzione di Nicola Tranfaglia Il barbaro assassinio di Marco Biagi ad opera di terroristi per ora ignoti si iscrive in una storia lunga che segue alla sco...

21/03/2002
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Sì, sabato in piazza a Roma. Con più convinzione
di Nicola Tranfaglia

Il barbaro assassinio di Marco Biagi ad opera di terroristi per ora ignoti si iscrive in una storia lunga che segue alla sconfitta dei movimenti terroristici nel nostro paese e annovera tra le sue vittime innocenti amici come Roberto Ruffilli, Ezio Tarantelli e Massimo D'Antona.
Gli autori di questo come dei precedenti assassini conoscono soltanto il linguaggio terribile della violenza e credono, con gesti come questi, di poter far prevalere il linguaggio delle armi su quello della ragione e del civile dibattito.
In un momento come questo non contano le tesi che Biagi sosteneva sul mercato del lavoro o sull'articolo 18: conta il rimpianto per uno studioso e per il dolore della sua famiglia, l'imbarbarimento che ancora una volta irrompe nella nostra storia.
Puntualmente, in maniera lugubre e monotona in un momento di aspro scontro politico e sociale innescato dall'offensiva del governo Berlusconi contro le conquiste dei lavoratori negli ultimi decenni. Del resto il presidente del Consiglio e il ministro dell'Interno, di fronte a questo ennesimo episodio di barbarie e di attacco terroristico, non hanno saputo far altro che evocare il conflitto sociale in corso come la causa del delitto.
Prova ancora una volta della maniera di concepire il dialogo con chi vuole esprimere in maniera pacifica e democratica il proprio dissenso. A chi in queste settimane ha sentito il bisogno di uscire dal letargo degli ultimi anni e tornare ad esprimere le proprie idee, a difendere i valori messi in discussione in questi otto mesi sui diritti fondamentali di informazione, di legalità, di separazione dei poteri e di autonomia dei giudici ma anche di solidarietà verso i lavoratori di ogni livello e condizione un assassinio come quello del professor Biagi procura amarezza e dolore ma non fa cambiare idee sulle cose da fare e sulle battaglie da sostenere.
La grande manifestazione del 23 marzo prossimo a Roma vedrà insieme giovani, lavoratori, pensionati, persone che si stanno spendendo per organizzare l'opposizione sociale e culturale a una destra che sta smantellando a grandi passi lo Stato sociale senza riuscire a proporre una politica economica chiara ed efficace per lo sviluppo del paese e che nei primi otto mesi ha badato soprattutto a fare i propri affari, a difendere i propri interessi e a mettere ostacoli sulla strada dell'integrazione europea del nostro paese.
Sarebbe assurdo e sbagliato abbassare il tiro delle nostre richieste e del nostro attacco al governo Berlusconi, significherebbe soltanto che il terrorismo consegue i suoi obbiettivi e serve a chi detiene il potere per bloccare un'opposizione che sta diventando sempre più grande e più trasversale.
Le cose, per fortuna, non stanno così. L'amarezza e il dolore per la morte di un uomo che lavorava per lo Stato non possono che rafforzare il nostro desiderio di contribuire, con mezzi democratici, al rinnovamento della sinistra e alla sconfitta della destra al potere.
Quello che è accaduto dimostra che questo è ancora il paese delle trame occulte, dei movimenti senza volto, di apparati che non proteggono chi è minacciato nello stesso momento in cui lasciano senza scorta anche i magistrati in pericolo.
Dovremo tenerne conto ed esercitare un'attenta vigilanza su tutto quello che avviene ma non possiamo farci intimidire dalle dichiarazioni del capo del governo o del suo ministro dell'Interno.
Sappiamo per esperienza diretta che i movimenti democratici non hanno mai avuto nulla a che fare con chi adopera le armi e sceglie i suoi bersagli nell'ombra e per questo andremo avanti pacificamente.
A Roma, con i sindacati e l'opposizione, sabato prossimo.


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