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Sì alle assunzioni, ma con intesa

Accordo preliminare «per interventi in materia contrattuale»

10/05/2011
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Un piano triennale di assunzioni. Stop ai ricorsi, e ai relativi risarcimenti, dei precari. E mobilità esclusa nei primi cinque anni dalla immissione in ruolo per i noeassunti. Sono i contenuti del pacchetto scuola, anticipati da ItaliaOggi sui numeri del 3 maggio e del 26 aprile, approvati la scorsa settimana dal consiglio dei ministri nell'ambito del decreto legge Sviluppo.

Il provvedimento, che è ancora in attesa della firma del capo dello stato e della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, in calendario per il 12 maggio prossimo, non esaurisce però la partita. Soprattutto sul fronte assunzioni, dove il comma 24 dell'articolo 9 del decreto legge prevede che il piano triennale per l'assunzione di docenti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo, «su tutti i posti vacanti e disponibili per ciascun anno», sia attuato «in esito a una specifica sessione negoziale concernente interventi in materia per il personale della scuola». Non si tratta dell'ordinario contratto di lavoro del settore, visto che i rinnovi sono congelati fino al 2013, ma di un'intesa ad hoc. Probabilmente sarà questa la sede in cui verranno messi nero su bianco i numeri delle assunzioni che poi dovranno essere autorizzate con apposito decreto interministeriale Istruzione-Funzione pubblica-Tesoro. E vista la valenza del provvedimento, di natura sia finanziaria che politica, è possibile, dicono rumors di viale Trastevere, che ci sia un passaggio a Palazzo Chigi e non solo all'Aran, l'agenzia deputata alle trattative tra governo e sindacati in materia di contratti.

Quanti sono

Nessun numero, l'articolato però dice che il piano sarà triennale, per il 2011-2013, realizzato sulla base dei posti vacanti e disponibili in ciascun anno, alla luce dei pensionamenti e dei tagli previsti dal decreto legge 112/2008. Una lettura, questa, che risolve i dubbi che erano stati innescati da alcune dichiarazioni, dello stesso ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, che invece aveva parlato di 65 mila-67 mila assunzioni su tre anni. Perché 30 mila docenti e 35-37 mila Ata sono invece, dai dati ministeriali, i posti vacanti nel solo anno in corso. Non tengono conto dunque dei posti che si libereranno con i pensionamenti i prossimi due anni, 35 mila solo nel 2011/2011. Se i 65 mila fossero su tre anni non servirebbero a coprire neanche il turn over. Con le assunzioni, il governo dice di voler «conferire il maggiore possibile grado di certezza nella pianificazione degli organici». In questo modo, verrebbero meno anche le contestazioni dei precari che chiedono cospicui risarcimenti per la violazione del limite dei tre anni alla reiterazione dei loro contratti a tempo determinato. Coperte le cattedre dell'organico di diritto, tutte le supplenze sono così classificate dal governo come occasionali e dunque non più soggette ai limiti Ue. Altro elemento di certezza è che dall'operazione non dovrranno venire aggravi di spesa: «Il rispetto del criterio di invarianza finanziaria» è stato ribadito dal Tesoro nell'articolato. L'argomentazione è che i supplenti che lavorano oggi sui 65 mila posti vacanti vengono comunque già pagati, salvo il periodo estivo. E dunque, almeno per i primi anni, non ci sarrebbero differenze salariali legate all'essere di ruolo o precari.

Sindacati divisi

Il decreto legge è stato approvato all'indomani di una conferenza di rivendicazione di Cisl, Uil, Snals e Gilda e alla vigilia dello sciopero generale della Cgil, a cui ha partecipato anche il settore scuola e università della Flc (16% l'adesione rilevata a livello nazionale dal ministero della funzione pubblica) nonostante i dubbi sollevati dalla commissione di vigilanza sugli scioperi, causa vicinanza con l'astensione indetta dall'Unicobas.

«Il decreto è un primo passo, che risponde alle nostre mobilitazioni, ma è ancora equivoco», commenta Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, «chiediamo subito di essere convocati». Rivendica il risultato come proprio la Cisl di Raffaele Bonanni: «In Italia si assumerà, quando in altri paesi si licenzia. È il risultato del nostro fare sindacato, che non è ideologizzato ma risponde solo alla tutela dei diritti dei lavoratori». La partita continua.

 


 


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