"Servono misure flessibili e l'ascolto di tutti Rendere i ragazzi partecipi delle decisioni"
MARCO ROSSI-DORIA Insegnante ed ex sottosegretario alla scuola: rischi diversi per zone diverse
Marco Rossi-Doria ha dedicato una vita alla scuola e alla battaglia per portare nelle classi bambini e adolescenti altrimenti condannati a crescere in strada e a finire tra le braccia della criminalità organizzata. Ex sottosegretario all'Istruzione, oggi è vicepresidente dell'impresa sociale "Con i bambini". Ha una posizione piuttosto flessibile sul rientro a scuola del 7 gennaio, ma chiede al governo di stringere un patto con gli adolescenti, di coinvolgerli, di discutere anche con loro le decisioni che verranno prese.
Ma lei pensa che sia giusto rientrare dopo tanti mesi senza scuola in presenza come prevede la decisione presa dal governo oppure pensa che sia meglio adottare un atteggiamento di cautela e rinviare ancora come stanno chiedendo alcuni presidenti di regioni?
«Essere in presenza anche per due giorni a settimana è sempre un fatto positivo, è già qualcosa rispetto al non andare a scuola e fare solo didattica a distanza. Bisogna però sapere che i rischi esistono e che l'aumento dei contagi va tenuto sotto controllo. Sono contrario alle percentuali fisse, vanno adottate misure flessibili sulla base di patti territoriali, che saranno necessariamente diversi, zona per zona. Siamo
un paese complesso con realtà differenti da vari punti di vista, dai trasporti al contagio alla densità della popolazione».
Che cosa si aspetta quindi dal governo?
«La democrazia funziona come un concorso di voci. Il governo deve parlare con le regioni; comuni e prefetture devono parlare con le scuole, e poi c'è il terzo settore che deve operare perché ci sono tanti ragazzi che non sono mai stati raggiunti dalla scuola in questi mesi. Sono una priorità nella priorità da affrontare con urgenza».
E poi ci sono i ragazzi che stanno rinunciando alla didattica in presenza per carenze esterne alla scuola.
«Io credo che il governo debba fare un patto con i ragazzi delle superiori per far capire che la socialità è fondamentale ma che anche il benessere delle persone lo è. Sono state definite delle regole che rendono le scuole sicure, i rischi di contagio sono esterni ma sono contrario alla criminalizzazione dei giovani. A parte alcune eccezioni, i ragazzi hanno fatto cose straordinarie, sono stati molto più responsabili di altre generazioni. Credo che sia il momento di sedersi con loro e di negoziare i comportamenti responsabili da tenere».
Come immagina questo patto?
«Innanzitutto li ascolterei, li renderei compartecipi delle decisioni da prendere a scuola e fuori scuola. Discuterei con loro di come utilizzano i trasporti, della loro socialità, di come hanno vissuto il lockdown e di quali sono i loro bisogni. Non è più il momento di trattarli da incapaci facendo piovere dall'alto regole assunte da generazioni che non hanno alcuna esperienza sulla situazione attuale. Ci vuole attenzione servendosi dei soggetti competenti come i genitori, gli insegnanti, gli educatori presenti nella società». fla.ama. —