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Senza minoranza PD numeri a rischio. Alle elezioni persi 500mila voti

Senza il voto dei senatori di minoranza del Partito Democratico, parliamo di 24 voti la cui mancanza poterà la maggioranza ad avere 161 voti, sotto la soglia minima

02/06/2015
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OrizzonteScuola

Giulia Boffa

Senza il voto dei senatori di minoranza del Partito Democratico, parliamo di 24 voti la cui mancanza poterà la maggioranza ad avere 161 voti, sotto la soglia minima.

I tempi sono stretti, dato che giorno 3 inizierà la discussione generale in Senato del ddl sulla "buona scuola" e il PD deve ricucire lo strappo interno, e gli emendamenti da analizzare sono tanti. Il M5S ne ha consegnate 620; circa 300 quelli a firma Pd.

La minoranza PD, intanto, fa sentire la sua voce, dopo le affermazioni di Renzi che imputava a questi l'arretramento nelle elezioni perché in Parlamento "votano contro".

Un milione di voti persi rispetto alle politiche del 2013, 600 mila in meno delle regionali di quello stesso anno, due milioni in meno delle europee 2014. Dietro il 5 a 2 alle Regionali c'è "un'emorragia di voti molto preoccupante" che delinea più che vittoria, una "non sconfitta". E' tutta qui l'analisi del voto della minoranza Pd.

"Il tratto unificante è l'arretramento del voto di lista, molto marcato rispetto alle europee del 2014 ma evidente anche rispetto alle regionali del 2010, quando pure il Pd non aveva avuto un risultato brillantissimo. Rispetto al 2010 perdiamo oltre 500 mila voti". Così il deputato della minoranza Pd Alfredo D'Attorre commenta il voto delle regionali.

"Serve ora un'analisi del voto meno superficiale: non serve a nulla indicare facili capri espiatori né in Liguria né altrove. Perché c'è il problema di un'emorragia di dimensioni molto preoccupanti in tutte le regioni", sottolinea. "Ora dovremo trovare il modo di coinvolgere gli iscritti ed elettori sulle scelte da fare: non si può applicare un programma che viene avvertito estraneo dagli elettori e sul quale si pretende disciplina nei gruppi parlamentari - aggiunge D'Attorre - A partire dalla scuola non sono questioni che si risolvono con un voto in direzione".

"Spero che sulla scuola in commissione al Senato, dopo le mobilitazioni delle scorse settimane e il segnale venuto ieri dal voto, ci sia la disponibilità politica a una correzione di rotta. Perché la scuola è un fattore che ha contribuito in modo cospicuo alla perdita di voti". Lo dice il deputato Pd Stefano Fassina. Al Senato, spiega, sono stati presentati emendamenti sul potere dei presidi, sul piano di assunzioni, sui finanziamenti degli istituti, che si pongono in continuità con quelli depositati in prima lettura alla Camera. "Se non ci fosse una correzione di rotta - afferma Fassina - vorrebbe dire che c'è una rottura con il nostro mondo".


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