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Senza memoria

Non dubito che siano stati aboliti due residuati giuridici del decreto del 1928 sulle sanzioni disciplinari alle elementari ma nella scuola, tutti sanno che nella prassi quegli articoli erano già sepolti e dimenticati da tempo

09/05/2019
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ScuolaOggi

Sul Secolo XIX, quotidiano di Genova, del 2 maggio scorso, in prima pagina, è comparso un articolo a firma del premier Conte : “ Alla scuola servono maestri di umanità, non punizioni”. Finalmente, mi sono detto; sta a vedere che l’anima docente ed anche un po’ dormiente ,nello specifico, del Presidente del Consiglio, ha deciso di rompere gli argini angusti dei due Vice.
Letto il titolo, ho messo nel conto la bufala riportata in evidenza, e spesso con sorprendente superficialità, da molti quotidiani. Non dubito che siano stati aboliti due residuati giuridici del decreto del 1928 sulle sanzioni disciplinari alle elementari ma nella scuola, tutti sanno che nella prassi quegli articoli erano già sepolti e dimenticati da tempo. Tra regolamenti interni, delibere degli organi collegiali, patti di classe, codici di comportamento, tutta la scuola italiana ha continuato e continua da anni a fare i conti con i problemi del comportamento dei piccoli e dei più grandi, senza l’ausilio della legislazione fascista.
Eppure in quelle ore, su alcuni fogli, era persino possibile leggere riflessioni inquiete sul timore che la cancellazione delle norme portasse alla resa di fronte al fenomeno del bullismo, Come se un evento, così duro e drammatico, si potesse cancellare con una norma disciplinare in più.
Ma il premier è andato oltre per affermare, con commossa partecipazione, il valore di una scuola formativa in cui conta l’umanità del maestro , anzi dei suoi maestri di scuola elementare, ricordati per nome e caratteristiche. Quasi una epigrafe gentiliana.
Ho letto in quelle parole dei sinceri e buoni sentimenti che, è vero, non fanno una politica ma farebbero bene alla politica, non solo scolastica, di questo governo. Ma quando i buoni sentimenti restano appesi al nulla,allora sono un inutile inganno o un misero espediente retorico.
Nell’articolo del premier non solo non c’è alcuna riflessione e impegno sui seri problemi della scuola italiana ma neppure un minimo di riflessione sulla storia più recente della scuola elementare. Una scuola che oltre 30 anni fa , ha vissuto una stagione straordinaria di riforma: i “nuovi programmi del 1985”, la sperimentazione e l’aggiornamento sui nuovi moduli organizzativi, il superamento del maestro unico e la nuova organizzazione per team docenti. Una riforma non solo legislativa ma soprattutto sorretta da migliaia di maestre e maestri il cui impegno richiamò l’attenzione di tutta l’Europa che venne in Italia .a “studiare” la nostra scuola elementare , ben presto giunta ai massimi livelli delle indagini internazionali. Poi, con l’avvento del centrodestra,il progressivo abbandono e declino: taglio delle risorse, degli organici, del tempo scuola, “secondarizzazione”strisciante , la svalutazione del lavoro per team. Non a caso la signora Gelmini può solo ricordare come il suo dicastero sia passato alla cronaca per aver reintrodotto il voto di condotta e la proposta del grembiulino. Successi, si fa per dire, vantati più che realizzati perché il centrodestra non ha potuto cancellare l’autonomia delle istituzioni scolastiche conquistata con la legge 59/97e con il DPR 275/99.
La Gelmini non ricorda. E non ricorda neppure il Ministro Salvini che, malgrado l’accusa di aver copiato, vede ora nei grembiulini a scuola la proiezione di una società dove regna “ordine e disciplina” ( concetti anche questi non proprio originali). Anche egli ignora che con l’autonomia, se le scuole ( docenti, studenti, dirigenti) lo vogliono e seguendo i percorsi della democrazia partecipata, possono decidere per il grembiule , la divisa, la maglietta, la tuta e tutto il repertorio della iconografia per l’appartenenza.
Ma solo se lo vogliono e lo decidono democraticamente in autonomia. Ma smemorati non sono solo il premier, i viceministri, i ministro dell’istruzione, E non lo sono soltanto anche i registi di grido , i filosofi di successo e tanti giornalisti desiderosi di scrivere di scuola; ci sono persino alcuni presidi, dirigenti scolastici, che per primi avrebbero dovuto dire a tutti i frenetici commentatori del momento, che dal 1997, nella scuola italiana, c’è l’autonomia: rispettatela!!
Se siete scettici, andate a vedere in quante scuole elementari, da decenni, si pratica l’educazione alla legalità, alla cittadinanza, alla Costituzione, scritta nei curricoli decisi dalle scuole ed attuata sul territorio. Senza bisogno di annunci di ore fantasma visto che ci si inventa una “nuova materia”, senza un euro in più, e a parità di orario vigente. La politica come un tweet.
Tutti prigionieri del presente, unico spazio temporale della comunicazione che conta. E così la storia, anche quella più recente della scuola,è scomparsa dalla cronaca e dalla cultura. Sopravvive nella scuola che da tempo ha imparato che la conservazione e la trasmissione del patrimonio storico dell’umanità tra le aule di scuola, è una delle ragioni insostituibili del suo esistere. Ragioni che difenderà con tutta la sua autonomia conquistata sul campo..

Dario Missaglia
Fondazione Di Vittorio


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