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Secolo XIX: Statalicorte

Il ministro Nicolais contesta i numeri della Corte e dice: «Se un insegnante a fine carriera guadagna 1.800 euro netti al mese, può mantenere due figli a scuola o all'università e avere una vita dignitosa?».

17/05/2007
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Il Secolo XIX

Statalicorte

Roma. Lo sciopero generale dei dipendenti statali si avvicina. Il negoziato per il rinnovo del contratto non decolla perchè non si trova l'accordo su un aumento medio di 101 euro: i sindacati sono quindi pronti a confermare lo sciopero previsto per il primo giugno (il 4 giugno per la scuola). E a poche ore dalla ripresa delle trattative, arriva l'allarme della Corte dei conti: «Gli statali costano troppo. Bisogna contenere la spesa per le retribuzioni», è il monito dei magistrati contabili.
Il richiamo sugli aumenti concessi ai dipendenti pubblici si intreccia con la trattativa per i contratti, approdata ieri sul tavolo dell'Aran (l'Agenzia che rappresenta tutta la pubblica amministrazione), non si sblocca: Cgil, Cisl e Uil confermano le date degli scioperi, che il governo tenterà di scongiurare in un nuovo round previsto per domani. «Se il governo non ci confermerà l'aumento medio di 101 euro per tutti i comparti pubblici, sarà confermato lo scioperò», avvertono i sindacati.
«Sono convinto che si possa trovare la soluzione che tutti si aspettano. Io mi auguro un accordo», dice il ministro del Lavoro Cesare Damiano. Ma i sindacati non mollano sulle loro richiesta e sono decisi a bloccare gli uffici con lo sciopero generale se il governo non estenderà l'aumento concordato in aprile per gli statali a tutti i comparti. La situazione non si è sbloccata e le parti dovranno sedersi di nuovo al tavolo del negoziato.
«Il governo ancora non chiarisce se gli aumenti concessi saranno del 4,46 per cento come prevede la Finanziaria, pari a 92-93 euro, o invece di 101 euro come prevede l'accordo segreto tra governo e sindacati del 17 aprile scorso», accusa il senatore di Fi, Gaetano Quagliariello. Ma la partita non si è ancora chiusa come sperava il ministro della Funzione pubblica, Luigi Nicolais: «Mi auguro che si arrivi a chiarire la parte economica. Noi ce la mettiamo tutta», ha detto prima dell'incontro all'Aran.
Di fronte al richiamo e alle cifre della Corte dei Conti, il governo replica che non si può invocare un giro di vite sulle buste paga degli statali senza considerare il costo della vita. «Abbiamo fatto uno sforzo. Ma non si può chiedere di più, senza valutare il costo della vita», spiega il ministro Luigi Nicolais. Ma i dati della magistratura contabile sono lì a dimostrare che gli stipendi del comparto pubblico sono cresciuti del 12,8 per cento in cinque anni, dal 2001 al 2005.
L'aumento delle retribuzioni non è accompagnato da nuove assunzioni, se si considera che, negli stessi anni, il personale pubblico risulta diminuito di un 2 per cento. La spesa in piùè quindi finita tutta nelle buste paga sotto la forma di aumenti, contrattuali o di altro tipo. Il ministro Nicolais contesta i numeri della Corte e dice: «Se un insegnante a fine carriera guadagna 1.800 euro netti al mese, può mantenere due figli a scuola o all'università e avere una vita dignitosa?».
Il ministro ammette che «qualcuno guadagna molto e qualcuno pochissimo ma teniamo conto - puntualizza - che gli insegnanti sono un milione su 3,5 milioni di pubblici dipendenti». In effetti, le cifre fornite ieri dai magistrati della Corte fotografano situazioni diverse. La spesa per i dirigenti ha fatto registrare una crescita del 17,4 per cento, con un incremento medio del 13 per cento delle retribuzioni. E questo nonostante «il consistente slittamento dei rinnovi contrattuali».
La spesa per gli stipendi dei magistrati è aumentata del 26,2 per cento nel periodo 2001-2005 mentre professori e ricercatori universitari sono costati allo Stato il 21,4 per cento in più. Per le buste paga dei diplomatici, è stato speso il 21 per cento in più senza contare le retribuzioni accessorie. Fatta la media, la spesa risulta «cresciuta a ritmi elevati negli ultimi anni» e quindi il «suo contenimento deve essere una priorità» per gli effetti sulla «finanza pubblica».
Intanto però il nuovo contratto è bloccato nonostante il recente intervento di Romano Prodi: «Il premier ci tiene molto», ha detto Nicolais. «Tocca al governo muoversi e anche in fretta. Giudicheremo dai fatti. La prospettiva di sciopero resiste», ribatte il leader della Cgil, Guglielmo Epifani. Da ieri la trattativa è di nuovo in panne e i sindacati avvertono che «il barometro volge la peggio». Lo sciopero è dietro l'angolo.
Michele Lombardi


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