Secolo XIX: Statali verso lo sciopero generale, domani vertice decisivo con Prodi
Cgil, Cisl e Uil: «Senza l'aumento di 101 euro via alla mobilitazione». All'ordine del giorno anche pensioni e "tesoretto"
Roma.
L'appuntamento è fissato per domani alle 21 a Palazzo Chigi. Governo e sindacati si incontreranno per tentare di mettere la parola fine al tormentone statali, ed evitare in extremis lo sciopero generale dei dipendenti pubblici, programmato per il primo giugno (il 4 giugno per la scuola).
Ma molto probabilmente il vertice di domani sarà anche l'occasione per sondare la disponibilità di Cgil, Cisl e Uil sulla riforma del modello contrattuale pubblico e per chiarire - come chiedono i sindacati - il futuro del "tesoretto", sul quale nella maggioranza ci sono ancora dei distinguo. Come sul fronte pensioni, dove la sinistra e i sindacati continuano a chiedere il superamento dello scalone del 2008. Ad ascoltare il governo ci saranno i segretari generali di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, e i segretari di Cgil, Cisl e Uil della categoria del pubblico impiego. Sarà invece assente Guglielmo Epifani, impegnato a Siviglia per il Congresso dei sindacati europei. Proprio dalla città andalusa il leader della Cgil ha ribadito con fermezza la posizione dei sindacati sull'eventualità di portare da due a tre anni la durata della parte economica dei contratti pubblici: «Ora bisogna solo chiudere il contratto aperto e vedere cosa fare per i prossimi imminenti rinnovi. Dopo si vedrà il resto».
Per Cgil, Cisl e Uil la prima cosa che il governo deve fare domani è confermare i 101 euro di aumento già pattuiti. Solo così lo sciopero generale potrà essere revocato. Ma i dubbi restano, visto che ancora due giorni fa Palazzo Chigi smentiva ogni riferimento del premier Prodi ai 101 euro. Ottimista invece il ministro della Funzione pubblica, Luigi Nicolais, che però mette le mani avanti: «C'è una volontà comune di evitare lo sciopero, ma non posso avere la certezza che tutto vada come spero. Essendo un ministro senza portafoglio, non è mia responsabilità individuare i fondi». La responsabilitàè innanzitutto del ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, che da alcune parti della maggioranza viene messo sotto accusa. Ma il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, frena: «Questa è la compagine di governo, e con questa si discute, magari vivacemente. Ma è totalmente fuorviante parlare di dimissioni di qualcuno». Detto ciò, Ferrero sferra un nuovo attacco a Padoa-Schioppa: «Il "tesoretto" dovrebbe andare per il 2,5% al ripianamento del debito e per il 7,5% alla spesa sociale. L'impostazione di Padoa-Schioppa è radicalmente sbagliata».
Si discute vivacemente anche sulle pensioni: «Che lo scalone del 2008 vada abolito lo dice il programma dell'Unione e non Rifondazione» ricorda Ferrero, ed è la stessa richiesta che fanno i sindacati. E se Epifani si dice preoccupato per la scomparsa di ogni riferimento allo scalone nelle priorità del governo sull'extra-gettito, per il leader della Uil Angeletti le risorse ci sono, visto che «nel 2007 abbiamo versato nelle casse dell'Inps oltre 900 milioni di euro per l'aumento dello 0,3% dei contributi».