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Secolo XIX: Sospesoil falso prof di Mongolia

Mussi interviene sul caso sollevato dal Secolo XIX. Scambio di favori dietro la nomina di Colleoni all'ateneo di Macerata

31/01/2007
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Il Secolo XIX

Genova. Il professor Aldo Colleoni esce, almeno per ora, di scena. Dopo l'inchiesta del Secolo XIX , il ministro dell'Università, Fabio Mussi, è intervenuto nella vicenda del sedicente professore assunto dall'Università di Macerata senza averne titolo e lo ha sospeso «con efficacia immediata».
La ragione? Beh, innanzitutto non si tratta del rientro di un cervello fuggito, perché il sessantenne Colleoni vive a Trieste ed è console onorario della Mongolia in Italia.
Non si tratta, poi, di un professore: i documenti (pubblicati qui a lato), che gli attribuiscono il titolo di "docente ordinario regolare" presso l'Università Zokhiomj di Ulaanbaatar, in Mongolia, sono controfirmati e timbrati dal Console di Mongolia a Trieste. Cioè da Colleoni medesimo. Infine l'Università Zokhiomj non esiste. Né in internet né presso l'Associazione internazionale delle università.

Colleoni, ciononostante, la cattedra l'ha ottenuta. Merito della legge Moratti (n. 230 del 2005), o meglio dell'interpretazione meccanicistica che di quella legge ha dato il Consiglio universitario nazionale o Cun, l'organo elettivo di rappresentanza delle autonomie universitarie. Il quale, nel suo parere del 26 luglio 2006, ha ritenuto «chiamabile con chiamata diretta dall'estero» solo chi all'estero era già«professore ordinario o associato».

Un'interpretazione della legge che il sottosegretario all'Università, Luciano Modica, definisce «assolutamente restrittiva». La referenza "Università di Zokhiomj, Ulaanbaatar" sembra rubata da una commedia all'italiana. Ma ha risvolti nient'affatto comici. Perché a fronte di un neodocente fasullo ci sono oltre 400 ricercatori - più o meno brillanti e più o meno giovani - che rischiano di non veder confermato il proprio posto.

Sono i "cervelli" richiamati in Italia dal governo a cominciare dal 2001, con contratto quadriennale e l'illusione del posto fisso nella madrepatria. Ma la maggior parte di loro, scaduto il quadriennio, il posto fisso non l'ha trovato. La loro colpa è quella di essere soltanto dei ricercatori, quindi non «chiamabili con chiamata diretta». Risultato: il Cun ha dovuto scartare la loro chiamata diretta. E molti di quei giovani stanno già facendo le valigie alla ricerca di nuova fortuna fuori dall'Italia.

Non senza imbarazzo, il sottosegretario Modica parla della vicenda, assicurando che «il Ministro riproporrà al Cun tutti i casi di cervelli scartati». Poi aggiunge che il difficile reinserimento dei cervelli non dipende solo dagli ostacoli burocratici e normativi, ma anche (e soprattutto) dalle resistenze del mondo accademico. «I giovani che arrivano dall'estero non sempre sono visti di buon occhio. Ci sono diversi atenei italiani che non hanno alcuna intenzione di assumere cervelli rientrati dall'estero, per quanto intelligenti essi siano».

Evidentemente non è il caso dell'Università di Macerata, che ha assunto senza indugi il professor Colleoni. Anche se Colleoni non è un cervello rientrato e non è stato rigorosamente selezionato dall'apposita Commissione cervelli.

Ma per Roberto Sani, rettore dell'ateneo marchigiano, non c'è stata nessuna irregolarità. Il rettore si dice, anzi, «allibito e profondamente sconcertato» dall'inchiesta pubblicata lunedì dal Secolo XIX (ripresa ieri dal Corriere della Sera) e dalla successiva reazione del ministro, e vuole «impugnare il provvedimento del ministero dinnanzi al Consiglio di Stato».

«Colleoni - sostiene Sani - ha un curriculum di tutto rispetto, con gli attestati delle più alte e autorevoli personalità del mondo scientifico, e pubblicazioni di grandissima rilevanza».

Ma il punto non è la competenza di Colleoni. E', semmai, che la legge sul rientro dei cervelli doveva servire non ad assumere un sessantenne con cattedra in ateneo mongolo inesistente, ma a richiamare definitivamente in Italia giovani studiosi di grande valore. Di questo, il Magnifico Rettore di Macerata non dev'essere molto consapevole, visto che per l'assunzione di Colleoni gli sono bastate le buone referenze di alcuni colleghi professori e i certificati fai-da-te di cui sopra.

Ma la cosa ancor più grave è un'altra. Come Sani stesso ricorda, la candidatura di Colleoni alla cattedra in Geografia politico-economica «è stata approvata dal Consiglio universitario nazionale». Che anche al Cun, organo che si suppone autorevole, siano bastate quelle carte? E che nessuno si sia preoccupato di verificare l'esistenza dell'Università Zokhiomj? A dare il nulla osta per la nomina di Colleoni è stato Luigi Ruggiu, docente di filosofia all'Università Ca' Foscari di Venezia e consigliere del Cun. Evidentemente Ruggiu si è limitato ad applicare in maniera meccanica la legge, senza preoccuparsi di verificare l'autenticità dei documenti. E dire che lo stesso Cun, in un suo recente parere sulla "chiamata diretta dei docenti" affermava la necessità di verificare «la sussistenza del requisito della idoneità accademica di pari livello conseguita all'estero in istituzioni di alta qualificazione». Ora, passi per "la sussistenza del requisito"? Ruggiu dev'essersi ingenuamente fidato dei documenti - ma dell'"alta qualificazione" dell'istituzione Zokhiomj anche un bambino avrebbe dubitato. Ed è curioso che Ruggiu non si sia preoccupato di effettuare una verifica.

Altresì curioso è che nella dura battaglia combattuta sul filo di lana per la rielezione del Cun - avvenuta una settimana fa - Ruggiu sia stato rieletto (per il rotto della cuffia). A dargli il voto sono stati 440 docenti universitari di tutta Italia, appartenenti alla sua stessa area scientifica (scienze storico-filosofico-pedagogico-psicologiche). Area di cui fa parte lo stesso rettore Sani, che è quindi un potenziale elettore del consigliere Ruggiu. Altro fatto curioso è che ora Ruggiu, dopo aver avvallato la nomina di Colleoni ed essere stato rieletto, sia uno dei tre candidati, addirittura, alla presidenza del Cun (le cui elezioni si terranno il prossimo 9 febbraio).

Francesco Margiocco


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