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Secolo XIX: Scuola, la religione è un "credito"

Il Consiglio di Stato accoglie il decreto del ministro. Ma può di nuovo cambiare tutto

06/06/2007
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Il Secolo XIX

ESAME DI MATURITà

Roma. Contribuirà al voto di ammissione alla maturità, come la matematica o la storia, ma potrebbe anche mettere a rischio la regolarità degli esami. In un Paese dove i Dico e le diversità di vedute sulla concezione della famiglia hanno spaccato in due cattolici e laici, l'insegnamento della religione e la sua valutazione non potevano che causare polemiche e battaglie giudiziarie. Vinte, almeno per ora, dal ministro dell'Istruzione, il cattolico Giuseppe Fioroni. L'autore di un'ordinanza che lo scorso 15 marzo ha stabilito che il voto in religione, o nella materia alternativa scelta dallo studente, "contribuisce alla determinazione del credito scolastico" con cui ogni ragazzo accede all'esame di maturità.
Una disposizione bocciata in via provvisoria lo scorso 23 maggio dal Tar del Lazio, secondo cui "l'insegnamento delle religione non può contribuire in alcun modo alla formazione del credito scolastico, perché determinerebbe in via postuma una disparità di trattamento con gli studenti che non seguono l'insegnamento religioso e non usufruiscono di un'attività sostitutiva". Le associazioni laiche e la Cigl, che aveva presentato il ricorso contro il provvedimento, avevano esultato. Ma pochi giorni dopo la sesta sezione del Consiglio di Stato li ha gelati, accogliendo in via provvisoria il ricorso del ministro e bloccando così l'esecutività del pronunciamento del Tar.
L'ordinanza di Fioroni è quindi tornata in vigore, come ha ribadito il ministero in una circolare inviata lo scorso 31 maggio a tutti gli istituti italiani. Se uno studente è andato bene in religione, o in un insegnamento alternativo, potrà quindi ottenere un migliore credito scolastico. L'ennesima novità in pochi giorni per ragazzi e insegnanti, che il prossimo 20 giugno inizieranno gli esami di maturità. Su di loro incombe però il rischio di un diluvio di ricorsi contro l'esito delle prove. Il Tar deve infatti ancora pronunciarsi in via definitiva sul provvedimento di Fioroni e, come sottolinea la Consulta romana per la laicità delle istituzioni che raggruppa 17 tra associazioni di genitori e insegnanti, «la sentenza del Tar potrebbe annullare l'ordinanza ministeriale, mettendo così in dubbio il regolare svolgimento e l'esito degli esami di Stato. Si verrebbe così a determinare una grave situazione di incertezza giuridica, la cui responsabilità ricadrà sul Governo». La Consulta ha quindi rivolto un appello al premier Romano Prodi «perché impedisca questo grave scempio della laicità dello Stato e vengano ristabilite la legalità e la certezza del diritto».
La vicenda è quindi lontana dalla sua conclusione, e i suoi sviluppi potrebbero ripercuotersi su decine di migliaia di studenti, spettatori di una disputa dai toni aspri. Significativo il commento di Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil: «Prendo atto del provvedimento del Consiglio di Stato, ma trovo scandaloso che si sia pronunciato in sole 24 ore, senza sentire il dovere di ascoltare le parti in causa e ignorando una sentenza della Corte Costituzionale. In più, il Consiglio di Stato ha deciso di discutere nel merito la sospensione solo il 12 giugno: una data che si commenta da sola, perché gli scrutini saranno già stati fatti (vanno completati entro l'11 giugno, ndr) e i crediti assegnati». Protesta anche la Rete degli studenti, secondo cui «si sono create scandalose ambiguità a ridosso degli scrutini di fine anno che danneggeranno solo gli studenti nel loro diritto di essere valutati indipendentemente dalla scelta o meno di una materia facoltativa».
Di tenore opposto il commento dell'onorevole Valentina Aprea (Forza Italia), ex sottosegretario all'Istruzione: «Io sono d'accordo con l'ordinanza di Fioroni, perché prevede che i ragazzi si impegnino sul piano culturale e di fede, e ristabilisce inoltre l'inseparabilità tra logica ed etica, troppo spesso dimenticata. E' giusto che la religione concorra alla formazione dei nostri studenti, fatta salva la volontarietà della scelta. I crediti in fondo si danno anche per cose meno importanti, come le attività sportive o i corsi extrascolastici, e il voto in religione non sarà comunque determinante per l'ammissione agli esami e il voto finale».
Luca De Carolis


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