Secolo XIX: Scuola, il ministerotappa la bocca ai dirigenti
Lettera riservatissima: vietati gli interventi "politici" in pubblico
Scuola, il ministerotappa la bocca ai dirigenti
il giallo
Lettera riservatissima: vietati gli interventi "politici" in pubblico
roma. Lettere riservate, in cui si invitano capi dipartimento, direttori regionali e provveditori a non rilasciare dichiarazioni pubbliche su argomenti di carattere politico. E' l'iniziativa assunta di recente dal ministero della Pubblica Istruzione che, in silenzio, ha mandato missive a tutti i principali dirigenti scolastici italiani, in cui si chiede loro di evitare interventi pubblici su alcuni temi senza prima fornire documentazione scritta ai superiori dell'intervento stesso.
La definizione "temi politici" include anche argomenti molto "caldi" per la scuola, come il taglio degli organici o la scarsità di fondi. Problemi non nuovi per l'istruzione, e in parte quasi cronici. Eppure ai piani alti di viale Trastevere si pretende che i dirigenti scolastici non si pronuncino al riguardo su giornali o televisioni, o anche in dibattiti aperti al pubblico. Un modo per prevenire polemiche e possibili attacchi politici dell'opposizione, che nelle scorse settimane ha duramente criticato il Governo per il taglio delle cattedre. Un punto debole per il centro sinistra, che in campagna elettorale aveva spesso rinfacciato al precedente esecutivo di centrodestra tagli alla scuola pubblica e il varo della riforma Moratti, che a detta dell'Unione avrebbe demolito l'istruzione statale. Le parti però ora si sono invertite.
Il ministero ha definito indispensabile la riduzione delle cattedre, che il prossimo anno saranno quasi 12.000 in meno. Da viale Trastevere hanno ricordato come il Governo avesse previsto nella Finanziaria tagli per 19.000 posti, facendo capire l'efficacia dell'opera di mediazione del ministro Giuseppe Fioroni. Ma la riduzione, seppure inferiore alle previsioni, è comunque sensibile, soprattutto se raffrontata all'aumento degli alunni. I soldi però erano (e sono) pochi, e le cattedre andavano ugualmente ridotte. Per ovviare, il Governo ha dato il via libera alle classi con più di 30 studenti. Il ministero ha infatti invitato i dirigenti scolastici a non sdoppiare classi che avessero uno o due ragazzi in più rispetto al limite di studenti consentito per ciascuna aula (25 nelle elementari, 29 nelle medie e nelle superiori). Un'altra decisione che ha suscitato polemiche. Temutissime, evidentemente, a Roma. Dove non vogliono che provveditori o capi dipartimento possano, anche senza volere, fare da spalla all'opposizione con le loro critiche. Importanti a livello mediatico, proprio perché fatte da persone del settore. Ciascun dirigente ha quindi ricevuto due lettere, a breve distanza l'una dall'altra. La seconda aveva la funzione di sottolineare la richiesta del ministero, facendo capire quanto fosse importante rispettare la consegna del silenzio. Sinora, però, nulla era trapelato sui mezzi di comunicazione.
E anche al ministero, contattato dal Secolo XIX per avere spiegazioni sul provvedimento, quei pochi che rispondono (dietro l'anonimato) si dicono totalmente all'oscuro dell'iniziativa. «Non ne so niente, ma mi sembra difficile che il ministro Giuseppe Fioroni o chi per lui abbiano mandato lettere del genere» spiegava ieri un alto dirigente del dicastero. A suo dire «Fioroni non avrebbe neppure la competenza per inviare missive del genere, perché si tratta di questioni di carattere amministrativo su cui sono competenti i dirigenti. Ed è comunque strano che la notizia non stia circolando».
Eppure le lettere sono partite, e decine di provveditori e direttori regionali hanno saputo che a viale Trastevere non sono gradite esternazioni politiche da parte dei "quadri". Molti sono rimasti sorpresi, e infastiditi. Ma sinora nessuno ha alzato la voce, in un momento comunque difficile per la scuola italiana tra episodi di bullismo o fatti inquietanti come quello che riportiamo qui a fianco.
Fioroni, che sinora si è messo in luce per il piglio decisionista (ha di fatto cancellato la riforma Moratti e modificato sensibilmente gli esami di maturità), ha sempre predicato ottimismo, dicendosi molto fiducioso «nelle grandi capacità della stragrande maggioranza dei docenti italiani».
Resta però da capire chi e come mai al ministero della Pubblica Istruzione qualcuno voglia limitare la libertà di espressione dei pubblici funzionari.
Luca De Carolis