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Secolo XIX: Religione, prof privilegiati»Causa pilota di due precari

L'equiparazione degli stipendi di tutti i docenti costerebbe 2,5 miliardi

24/06/2007
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Il Secolo XIX

Religione, prof privilegiati»Causa pilota di due precari
scuola in tribunale
Roma. Due miliardi e mezzo di euro, la cifra massima del tesoretto che il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa è disposto a sborsare per rivedere lo scalone della riforma pensionistica che tanto sta a cuore ai partiti della sinistra radicale: tanto costerebbe alle casse dello Stato l'equiparazione degli stipendi dei docenti della scuola pubblica a quella degli insegnanti di religione che, ad oggi, godono di un trattamento economico di favore.
Nel ginepraio dei privilegi italiani può capitare anche questo: che un precario, ad esempio, sia meno precario di un altro semplicemente perché pagato meglio, a parità di lavoro. A raccontare come stanno le cose è Claudio Zaza, avvocato, che sta seguendo le cause davanti ad un giudice del lavoro (la prima udienza ci sarà ad ottobre) portate avanti da due insegnanti, stufi dopo anni spesi ad insegnare, di sentirsi "figli di un Dio minore". «Gli insegnanti di religione - spiega Zaza - godono di scatti stipendiali, ogni due anni, pari al 2,50%. Tre scatti, ossia 6 anni di anzianità, superano l'ultimo aumento salariale previsto dal contratto degli statali, cioè sono circa 130 euro in più rispetto alla paga base. Dieci anni equivalgono a circa 220 euro in più in busta paga. Questo meccanismo - ricorda l'avvocato - fu istituito con una legge del 1980 a tutto il personale non di ruolo per retribuire i precari storici, quelli cioè che non riuscivano nel corso di una vita lavorativa ad essere assunti in ruolo, ma fu ingiustamente applicato solo a quelli di religione».
«Come se non bastasse - prosegue Zaza - nel 2003 una legge ha reso 'di ruolo' pure gli insegnanti di religione e la maggioranza (ndr, allora di centrodestra) ha approvato una leggina nel 2005 per fare in modo che questi conservassero il trattamento economico di favore acquisito con il precariato». Una cosa che è stata possibile soltanto per gli insegnanti di religione mentre a tutti gli altri precari non è mai stato applicato questo meccanismo di miglioria salariale.
«Esistono - dice Carlo Pontesilli, fiscalista che coadiuva Zaza nelle due causa pilota - delle differenze retributive e di trattamento rispetto all'anzianità di servizio, noi non vogliamo toglierlo agli insegnanti di religione ma che venga esteso a tutti; certo equiparare il trattamento economico equivarrebbe ad esaurire il tesoretto ma ci sono già due cause in corso per chiedere la parificazione del trattamento». E qui arriviamo al punto dolente per le casse dell'Erario: nel caso che i due insegnanti vincessero le loro cause, si innescherebbe un effetto domino che obbligherebbe lo Stato ad equiparare (cosa che dovrebbe già essere in realtà) gli stipendi di tutti gli insegnanti a quella dei docenti di religione. Le persone interessate, infatti, sono circa 800 mila e l'iniziativa giudiziaria presso il Giudice del lavoro di Roma contro il ministro della Pubblica istruzione potrebbe rivelarsi una sorta di cavallo di Troia molto costoso. Anche perché, nella maggioranza di Governo, c'è chi si è già fatto carico di rivendicare l'iniziativa dei due insegnati: si tratta della Rosa nel Pugno che, attraverso un suo deputato, Maurizio Turco, ha lanciato un appello al ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni ed al premier Romano Prodi. Turco ne ha anche per i sindacati che «in questi anni minacciano scioperi per poche decine di euro di aumenti e non fanno nulla per colmare un'illegittimità insopportabile».
Così, mentre si potrebero presto moltiplicare le cause contro il ministero, socialisti e radicali avvertono: «Iinterverremo con una emendamento alla prossima Finanziaria per sanare questa discriminazione».
Massimiliano Lenzi


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