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Secolo XIX: La scuola messa a tacere è una lezione sbagliata

Due lettere riservatissime, spedite ai direttori regionali e ai quadri alti del sistema scolastico, con cui mette nero su bianco una richiesta choc: il divieto di intervenire o parlare in pubblico di questioni che possano essere di natura politica

08/03/2007
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Il Secolo XIX

La scuola messa a tacereè una lezione sbagliata

Il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni (Margherita), sta sicuramente affrontando e cercando di gestire una delle emergenze italiane più gravi e complesse di questi ultimi anni: la scuola. Gli episodi di bullismo che si sono registrati, in questi ultimi mesi, tra i banchi e che sono stati rilanciati ed enfatizzati dai video on line e quindi dai media, rappresentano soltanto la spia più clamorosa del malessere che attraversa gli istituti e, di riflesso, il sistema sociale (e familiare) del Paese. Non a caso, proprio l'altro ieri, Fioroni ha dichiarato che «la nostra famiglia è in crisi, in particolare per quanto riguarda la capacità di educare i propri figli, che è inversamente proporzionale a quello che si chiede alla scuola e cioè sostituirsi alla famiglia stessa e alla società». Il pianeta scuola in questo momento vive, o meglio, cerca di sopravvivere, in mezzo a queste inedite tensioni, spesso contraddittorie, che un giorno segnalano un preside picchiato dai genitori e un altro la reazione isterica di un prof nei confronti dei suoi alunni. E, nel frattempo, continua a dover fare i conti con antiche carenze, finanziarie, soprattutto, ma anche in vari casi strutturali.
Proprio perché il ministro è costretto a muoversi in questo tormentato quadro - che dimostra peraltro di riuscire a governare con una strategia di comunicazione accorta ma puntuale e, in qualche caso, incisiva, come ha dimostrato anche nel recente incontro organizzato a Genova con gli operatori del settore - stupisce molto la sua ultima iniziativa. Due lettere riservatissime, spedite ai direttori regionali e ai quadri alti del sistema scolastico, con cui mette nero su bianco una richiesta choc: il divieto di intervenire o parlare in pubblico di questioni che possano essere di natura politica. Unica concessione: l'invio al ministero di un testo scritto nel quale si anticipano le cose che si vorrebbero o magari dovrebbero dire.
Che cosa abbia convinto il ministro Fioroni a concepire una scelta così drastica e antistorica, per il momento, non si è capito bene. Anche perché chi, tra gli addetti ai lavori, potrebbe eventualmente spiegare la ragione di questo editto medievale, non può più, di fatto parlare. La richiesta di Fioroni, tra l'altro, ha, anche formalmente, tutte le caratteristiche dell'ordine di servizio e violarlo, dunque, potrebbe comportare anche sanzioni disciplinari pesanti. Ci sembra, francamente, una pretesa di rigore e silenzio che rischia di peggiorare ulteriormente la situazione nelle scuole italiane. Mai come oggi, proprio per le urgenze che ormai quotidianamente si manifestano e che fatalmente i mass media contribuiscono a sottolineare, il pianeta scuola ha bisogno di comunicare il più possibile, di fornire una chiave di lettura, un'interpretazione, se non una spiegazione di quello che sta accadendo. Se una maestra taglia la lingua a un suo piccolo alunno, chi deve dare una risposta? Soltanto il ministro Fioroni? E poi: che cosa significa voler mettere il bavaglio agli interventi che, questo è lo spirito delle due lettere inviate, possono avere natura politica? Chi decide, alla fine, quale argomento ha o non ha una natura politica? Se un direttore regionale lamenta pubblicamente carenza di organici nei suoi istituti compie un'azione politica oppure no? Se denuncia o semplicemente si limita a spiegare perché, nel suo comprensorio, ci sono scuole che vanno in pezzi, non garantiscono il riscaldamento, ospitano gli studenti in strutture fatiscenti, dice qualcosa di politico?
Strano davvero questo improvviso e inaspettato divieto del ministro che pure comunica spesso e volentieri, praticamente ogni giorno, dai lanci di agenzia ai talk-show in tivù, dalle radio ai giornali: basta scorrerli, ascoltarle o fare zapping per verificarlo. Proprio in una di queste recenti occasioni il ministro Fioroni ha dichiarato che per affrontare in modo adeguato i casi di bullismo o di malascuola «ci deve essere un'assunzione di responsabilità da parte degli adulti, che danno buoni consigli ma cattivi esempi». Nel caso del silenzio imposto, ci pare che il cattivo esempio arrivi dall'alto. Di solito, sono considerati quelli peggiori.


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