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Secolo XiX-La riforma approda alle superiori

La riforma approda alle superiori Il nuovo modello di scuola entra in vigore fra due anni, ma chi vuole può anticiparlo. Due i percorsi: umanistico e professionale. Più spazio a lingue, informat...

16/10/2005
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Il Secolo XIX

La riforma approda alle superiori
Il nuovo modello di scuola entra in vigore fra due anni, ma chi vuole può anticiparlo. Due i percorsi: umanistico e professionale. Più spazio a lingue, informatica e sport
Per diventare insegnanti servono sette anni. I precari saranno dimezzati
Roma Il governo Berlusconi ha completato la riforma della scuola italiana, varando il nuovo assetto dei licei, il cui futuro appare tuttavia incerto: se il centrosinistra, infatti, dovesse vincere le elezioni di primavera, la riforma verrebbe cancellata, ma se anche così non fosse, l'ostilità delle Regioni - per non parlare di quella di docenti e studenti - potrebbe, nei fatti, renderne impossibile l'applicazione.
Va subito chiarito che per il prossimo anno scolastico non sono previsti cambiamenti: i ragazzi che dovranno fare le pre-iscrizioni quest'anno lo faranno sulla base dell'attuale ordinamento con un ciclo di studi che resterà quindi invariato per i cinque anni. La riforma, infatti, che non modifica l'attuale esame di maturità, scatterà solo a partire dall'anno scolastico 2007- 2008, anche se, ma è ancora tutto da definire, non si esclude che singoli istituti, nell'ambito della propria autonomia, possano avviare delle forme di sperimentazione.
Una possibilità, questa, che almeno in parte va a contraddire l'impegno che il ministro Moratti aveva assunto due settimane fa con le Regioni, quando escluse ogni atto ufficiale prima, appunto, del 2007. La possibilità di attuare sperimentazioni già dal prossimo anno, invece, ha subito provocato la reazione del presidente della Conferenza dei "Governatori regionali", Vasco Errani, che ha annunciato la riapertura delle ostilità e a poco è servita la precisazione della Moratti, che il ministero resterà fuori da questi progetti affidati esclusivamente all'autonomia degli istituti.
Le novità. Ieri, dunque, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera agli ultimi due decreti attuativi della riforma Moratti: quello relativo, appunto, al secondo ciclo di istruzione e quello che introduce nuovi meccanismi per il reclutamento e la formazione degli insegnanti.
Il nuovo modello di scuola superiore prevede, dopo le Medie, due percorsi paralleli, umanistico o professionale, di "pari dignità" e con competenze di base comuni, a cominciare dallo studio di una seconda lingua straniera, dove questa non sia già presente, e l'aumento delle ore d'inglese. Ci sarà più spazio anche per musica, sport e informatica. Viene poi introdotto il campus per abbinare in un'unica sede entrambi i percorsi. La riforma crea otto licei con possibilità di stage e tirocini per tutti gli studenti indipendentemente dal percorso scelto, "passerelle" per chi cambia idea strada facendo e vuol passare dall'uno all'altro sistema, personalizzazione dei piani di studio, tutor.
Gli insegnanti. Per gli insegnanti, invece, il nuovo decreto prevede che dopo la laurea triennale e al termine di un biennio "specialistico" l'aspirante docente presenti domanda di frequenza ai Centri di ateneo, a numero chiuso, dove dopo due anni potrà ottenere l'abilitazione all'insegnamento con l'inserimento in un albo regionale cui le scuole si dovranno rivolgersi per l'assunzione. In sostanza, viene eliminata la chiamata diretta da parte delle scuole. Il tutto scatta dal prossimo anno e i primi "nuovi insegnanti" saranno pronti dal 2008. Le previsioni parlano di 160 mila nuovi insegnanti con il recupero di un buon 50 per cento dei precari.
Il vanto del governo. "E' una riforma all'avanguardia che l'Europa ci invidia: il sistema di formazione viene finalizzato all'inserimento nel mondo del lavoro con il superamento della scuola nozionistica e generalizzata", ha detto il premier, Silvio Berlusconi, sottolineando anche "la disponibilità di insegnanti più giovani, più qualificati e con più certezze per il posto di lavoro".
Per il ministro Moratti, "l'aspetto innovativo e moderno della riforma è dato dalla possibilità dello studente di poter sceglier secondo le proprie attitudini e permettere lo sviluppo di tali attitudini", mentre "l'aggancio scuola-Regioni consentirà una più certa e veloce possibilità di inserimento nel lavoro".
Le bocciature. Per il leader dell'Unione, Romano Prodi, la riforma ha molti punti che vanno cambiati: la scelta a 13 anni, l'eutanasia delle scuole tecniche, l'inconsistenza nella difesa del diritto allo studio, la mancanza di rilievo delle autonomie scolastiche. Nella sostanza, più che modifiche una vera abolizione.
C'è poi chi parla di "momento nero per la cultura italiana" e attacca quella che definisce "una riforma virtuale". Delusi e irritati soprattutto i sindacati confederali. Per Piero Bernocchi, Cobas, si tratta di un'imposizione in extremis della Moratti, mentre la Gilda si oppone alla "frantumazione" della scuola. Parzialmente soddisfatto invece lo Snals-Confsal, che saluta "un nuovo capitolo sulla strada della riforma della scuola". Se i Ds temono un periodo di "disordine e incertezza" e la Margherita prevede "il caos", i Verdi denunciano una "logica classista".


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