Secolo XIX-L'educazione fisica è competenza dei prof non di tecnici esterni
"L'educazione fisica è competenza dei prof non di tecnici esterni" A scuola senza agonismo, né panchina Giù le mani dall'educazione fisica nelle scuole. A mettere i puntini sulle "i",...
"L'educazione fisica è competenza dei prof non di tecnici esterni"
A scuola senza agonismo, né panchina
Giù le mani dall'educazione fisica nelle scuole. A mettere i puntini sulle "i", di fronte al dilagare di tecnici esterni di società sportive nelle palestre scolastiche, sono gli insegnanti di educazione fisica della provincia: che rivendicano quella formazione di alto livello maturata per operare con gli alunni delle scuole d'infanzia e primarie.
Poiché la legge lo consente, accade che le istituzioni scolastiche si affidino a istruttori generici, formati per una sola materia sui campi sportivi: mentre numerosi docenti, laureati, si ritrovano senza attività. Peggio ancora: accade che in molte scuole di attività motoria non se ne faccia proprio, perché nessuna delle varie insegnanti che ruotano attorno alla classe è capace di proporne, o non ha voglia di farsi carico anche di questa incombenza. Un meccanismo che sta suscitando scintille, e che i docenti spezzini hanno deciso di contrastare: anche attraverso un nuovo progetto varato con il patrocinio della Provincia, che prevede spazi per entrambe le categorie, ma in orari e luoghi distinti. Insegnante di motoria in classe la mattina, società al pomeriggio.
"La riforma Bertagna, prevede che sia il maestro di scuola, a farsi carico dell'attività di movimento dei bambini - spiega Marco Fausti, presidente dell'associazione provinciale Adlef, che raccoglie diplomati e laureati in educazione fisica - difatto, accade che ci siano scuole in cui non si fa proprio la motoria, e altre in cui l'insegnante delega a tecnici esterni, di società sportive, l'attività. Significa relegare l'educazione motoria a materia di sottordine, che può essere impartita da chiunque, senza nessun tipo di preparazione a trattare con i bambini: il risultato è la spinta di bimbi piccoli ad una sola disciplina, quella che interessa alla società sportiva di turno, di solito basata sull'emulazione di questo o quel campione. E così, fatto qualche anno di un solo sport, il ragazzino molla tutto, quando si accorge di non essere un campione. Perché viene relegato in panchina, non "rende", dunque è accantonato".
Educazione motoria, spiega Fausti, non è agonismo: "Nell'età evolutiva ci vuole personale qualificato, senza interessi mirati a questo o quello sport. A macchia di leopardo, invece, in città spuntano collaborazioni che snaturano lo spirito della formazione: ci sono varchi aperti, pericolosi, che la scuola non filtra più".
Adlef spezzina, ha varato con la Provincia "Riprogettare lo sport", mirato a garantire in ogni scuola un consulente che sia un docente vero: "Non vogliamo guerre - sottolinea Fausti - massimo è il rispetto per le società sportive, preziose. Per questo le abbiamo invitate tutte a partecipare: chiediamo solo che nelle ore di scuola si faccia motoria in modo corretto. Poi, al pomeriggio, nelle stesse scuole, si possa praticare più sport con le società. In Italia si fa poca ginnastica: in tutto il resto d'Europa, se ne fa molta di più. Occorre ristabilire ruoli e professionalità diverse, anche per frenare il fenomeno grave dell'abbandono precoce dell'attività sportiva: che avviene quando la carica di agonismo è eccessiva per un ragazzino, e la disillusione fa soffrire. C'è spazio per tutti, ma affrontiamo le cose nell'interesse primario dei bambini".