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Secolo XiX-Entra in classe il nuovo contratto

Entra in classe il nuovo contratto Interessano un milione e mezzo di persone. Il ministro Baccini: in busta paga a Natale. La Cgil: ci vorranno due mesi Anche per i dipendenti di ministeri ed enti ...

19/11/2005
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Il Secolo XIX

Entra in classe il nuovo contratto
Interessano un milione e mezzo di persone. Il ministro Baccini: in busta paga a Natale. La Cgil: ci vorranno due mesi
Anche per i dipendenti di ministeri ed enti autonomi aumenti di 100 euro
Roma Scuola, ministeri e aziende autonome. Dopo mesi di attesa e polemiche, ieri il Consiglio dei ministri ha finalmente sbloccato tre contratti pubblici, che riguardano 1 milione 400 mila lavoratori. Ma, per i soldi in busta paga, in media 100 euro, è iniziata una corsa contro il tempi per riuscire a concedere gli aumenti concordati entro la fine dell'anno o, al massimo, entro la Befana. "Spero che possano arrivare già quest'anno, al massimo la prima settimana di gennaio", ha spiegato Mario Baccini, ministro della Funzione pubblica.
In effetti, manca ancora il "via libera" della Corte dei conti, che ha quindici giorni di tempo per dare il suo nullaosta alla parte economica degli accordi. Poi, c'è bisogno di un ultimo passaggio in Consiglio dei ministri, prima di allargare i cordoni della borsa e concedere gli aumenti contrattati mesi fa. "Stiamo accelerando i tempi", ha detto il ministro. Ma i sindacati temono tempi più lunghi. "Trovo incautamente ottimistiche le affermazioni del ministro sullo sblocco dei contratti. In realtà, gli aumenti potranno arrivare in busta paga non prima della fine di gennaio", ha detto il segretario generale della Cgil Funzione pubblica Carlo Podda.
Nonostante il disco verde per i tre contratti (cui si aggiunge anche l'accordo per il personale della carriera prefettizia), i rapporti tra sindacati e governo restano tesi. La Cisl ha dato atto a Baccini del "ruolo positivo" svolto ma rimane in piedi lo sciopero generale del 25 novembre. Soltanto, i lavoratori della scuola hanno ridotto lo stop a un'ora contro la manovra economica. In effetti, rimane ancora aperto il problema dei contratti per 1,5 milioni di lavoratori, dalla sanità agli enti locali, che slitteranno tutti sul 2006. Intanto, i quattro contratti sbloccati costano 1,5 miliardi di euro, che erano stati in buona parte stanziati con la Finanziaria 2005.
L'aumento più consistente per il biennio 2004-2005 è quello previsto per il personale docente della scuola, vale adire 1 milione 130 mila persone: 127 euro, si aggiungono ai 147 euro del biennio precedente. "E' il maggior aumento di stipendio ottenuto nei rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Anche il personale non docente ha ottenuto un significativo aumento di 78 euro", ha osservato il ministro Letizia Moratti. A parte la scuola, gli aumenti "scongelati" ieri riguardano 262 mila dipendenti dei ministeri e oltre 37 mila lavoratori delle aziende autonome, come i vigili del fuoco. L'aumento in media sarà del 5 per cento, pari appunto a circa 100 euro.
Per i contratti sbloccati ora è solo una questione di tempo. I più realisti prevedono che i soldi in busta paga arriveranno tra due mesi, alla fine di gennaio, nonostante tutte le rassicurazioni del ministro Baccini. "Il governo ha impiegato quasi tre mesi contro i tre giorni imposti dalla legge. Alla Corte dei conti, i contratti verranno trasmessi solo lunedì e anche nell'ipotesi, non scontata, che la Corte non abbia osservazioni da fare, ci impiegherà 15 giorni. Solo dopo ci sarà la firma dei contratti", ha spiegato la Cgil.
Molto più incerta la chiusura degli altri contratti ancora aperti, che ormai slitteranno al 2006 creando inoltre una seria incognita per i conti pubblici. Molti i lavoratori che sono in attesa del rinnovo dei rispettivi contratti scaduti in alcuni casi da anni: i due settori più affollati sono gli enti locali (590 mila dipendenti) e la sanità (570 mila). Ci sono poi gli enti pubblici (62 mila persone), le agenzie fiscali (60 mila), l'Università (58 mila), la ricerca (18 mila). In coda anche i 5 mila dipendenti di palazzo Chigi. A conti fatti, si arriva a quasi 1,5 milioni di lavoratori in attesa di rinnovo, che dovranno attendere non si sa quanto.
I sindacati premono quindi alle porte del governo. "Chiediamo la chiusura di tutti gli altri contratti del pubblico impiego. Il potere d'acquisto dei lavoratori è peggiorato e a questo situazione si deve porre fine in tempi rapidissimi", ha detto Antonio Foccillo della Uil. Anche per questo, lo sciopero generale del 25 novembre è confermato, poi si vedrà.


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