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Secolo XIX: «Costretti a chiederepiù soldi alle famiglie»

Oggi vertice presidi-direzione regionale

02/02/2010
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Il Secolo XIX

Scuole e bilanci, il caso dei fondi insufficienti per le supplenze. I Cobas bloccano gli scrutini e allargano la protesta agli asili

DALLE SCUOLE genovesi arriva un appello disperato. O lo Stato ci aiuta, oppure «saremo costretti a chiedere ulteriori contributi volontari ai genitori». Lo scrive, in una lettera indirizzata ai suoi docenti, il preside della Don Milani-Colombo, Paolo Cortigiani, e il tema sarà al centro questa mattina di un vertice tra i dirigenti scolastici di Genova e La Spezia e il direttore dell'Ufficio scolastico regionale, Anna Maria Dominici.
«Siamo stremati. Dobbiamo ridurre il servizio al minimo essenziale. E mi domando se tutto ciò sia legittimo». È lo sfogo di Marco Adezzati, responsabile della direzione didattica di Castelletto. Costretto, come tutti i suoi colleghi a Genova e nel resto d'Italia, a far quadrare i conti con un bilancio sempre più povero, a rinunciare ai supplenti e a ricorrere alla pratica dello "scorporo": dividere la classe , in caso di assenza di un insegnante, in gruppetti di sei-sette alunni, da distribuire in altre aule. «Ma così - dice Adezzati - le classi si gonfiano a dismisura, gli insegnanti non riescono a lavorare bene, i bambini non sono seguiti come dovrebbero. Il servizio è ridotto, la qualità della didattica peggiora. È giusto quello che stiamo facendo?».
Nel tentativo di trovare una via d'uscita è stata convocata oggi il vertice al liceo Cassini. «Sottoporremo alla Dominici tutti i nostri problemi - spiega Adezzati - nella speranza che lei possa fare pressione sul ministero e ottenere qualcosa». Una speranza, però, flebile. Soltanto in Liguria, le scuole vantano un credito nei confronti dello Stato di 12 milioni di euro. Sono i residui attivi per supplenze brevi e saltuarie, spese per il personale e altro. «Continuiamo ad anticipare quel denaro - dice Adezzati - come se avessimo una super carta di credito. Il ministero, dal 2006 ad oggi, deve restituire alla mia direzione didattica la cifra di 88mila euro». In più, il ministro Mariastella Gelmini ha tagliato i finanziamenti alla scuola. Come spiega Paola Pongiglione, preside della media D'Oria, «quest'anno abbiamo ricevuto i due terzi rispetto all'anno scorso». Con un effetto-domino. «Abbiamo dovuto ridurre drasticamente le gite scolastiche, e non abbiamo più i fondi per le attività alternative all'ora di religione. Siamo stati costretti a mettere la lezione di religione alla prima o all'ultima ora, in modo da permettere a chi non la segue di entrare dopo o uscire prima. Mi rendo conto che non è l'ideale, ma non c'era altra scelta».
In segno di protesta, domani e dopo gli insegnanti iscritti ai Cobas e al Comitato precari si asterranno dagli scrutini, che in molte scuole della città sono ancora in atto. Una prima prova della protesta più generale che a giugno potrebbe minare gli scrutini di fine anno. Il Comitato precari è in allerta. «Era stato firmato un accordo con la Regione che dava il via a progetti per reintegrare nelle scuole una parte dei precari. Nessuno di loro, che per inciso sta finendo l'indennità di disoccupazione, ha più sentito parlare di quell'iniziativa», è il resoconto di Paolo Fasce, portavoce del Comitato.
Gli ultimi segnali, poi, sono inquietanti. «Come il caso di quel precario - ricorda Fasce - a cui è stata accorciata la supplenza perché il dirigente non aveva soldi». I dirigenti sono costretti ad escogitare piccoli rimedi: scorporare le classi, far uscire i ragazzi prima, chiedere un contributo volontario ai genitori. «Che ne sarà - si chiede Paola Repetto, segretaria regionale della Flc-Cgil scuola - della qualità delle nostre scuole?». Intanto la protesta si allarga agli asili: Cobas e Rdb manifesteranno oggi «contro la riorganizzazione del servizio, che grava pesantemente sulle lavoratrici e sulle famiglie».
Francesco Margiocco
margiocco@ilsecoloxi


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