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Secolo XIX-Come vaccinare bimbi e insegnanti al test del ministero

Come vaccinare bimbi e insegnanti al test del ministero Da martedì partirà in tutte le scuole italiane, pubbliche e parificate, la somministrazione obbligatoria dei test predispost...

28/11/2005
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Il Secolo XIX

Come vaccinare bimbi e insegnanti al test del ministero

Da martedì partirà in tutte le scuole italiane, pubbliche e parificate, la somministrazione obbligatoria dei test predisposti dall'Invalsi: un tour de force per bambini, ragazzi e insegnanti di II e IV elementare e di I media. Facoltativa, invece, ancora per questa tornata, la partecipazione della scuola secondaria. Si tratterà di una "tre giorni" di verifica del livello degli apprendimenti, da parte dello Stato, per Italiano, Matematica e Scienze, con insegnanti somministratori di altre classi, prove tipo test, penne non cancellabili, 45 minuti per prova. A marzo verrà distribuito inoltre un questionario per la "valutazione di sistema", allo scopo di verificare a tappeto l'attuazione della recente riforma.
Gli insegnanti della scuola di tutto il primo ciclo sono stati preparati ricevendo in questi giorni, in una mano, un libretto di istruzioni per la somministrazione, e, nell'altra, una circolare interna dei dirigenti scolastici con valore di ordine di servizio. Nonostante le forti perplessità rispetto al valore e al significato di tale complessa operazione imposta dal Miur (il Ministero dell'Istruzione), agli insegnanti renitenti, infatti, è stata chiusa la bocca con un ordine scritto, rispetto al quale non c'è alcuna via di scampo sul piano della legalità. Le famiglie sono per lo più all'oscuro di tutto, "per non creare ansie inutili" e perché"non è prevista la richiesta di alcun assenso da parte delle famiglie". Alcuni genitori cominciano a leggere sui diari dei loro figli: "Da martedì 29 verrà somministrato l'Invalsi". Firma per presa visione. Sarà una nuova misura preventiva per l'influenza aviaria alle porte?
Molte questioni rilevanti, al di là delle battute, sarebbero da chiarire con urgenza. Innanzitutto cos'è l'Invalsi? L'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, riordinato nel 2004 dal Miur, mediante un decreto legislativo attuativo della riforma Moratti, ha la missione istituzionale di "fornire alle istituzioni scolastiche e alle famiglie degli studenti adeguate informazioni e affidabili criteri di giudizio, in aggiunta a quelli che ogni docente acquisisce quotidianamente attraverso il contatto con gli allievi", come ha spiegato il presidente, Giacomo Elias, in un comunicato stampa dell'8 novembre. Un importante strumento di supporto alla nuova scuola, insomma, come aveva osservato con soddisfazione lo stesso ministro Moratti, "per conoscere a fondo il nostro sistema scolastico e per migliorarlo secondo una logica di qualità".
Se questa è la mission, dovrebbe essere centrale il ritorno di informazione alle scuole, ma i risultati della precedente somministrazione sono stati comunicati solo nei giorni scorsi, sono accessibili agli insegnanti esclusivamente dietro richiesta di una password per il rispetto della privacy, ma, soprattutto, non è stato previsto alcun momento istituzionale in cui elaborare il significato dei dati ottenuti per una qualsiasi ricaduta sulla didattica della scuola. Rispetto alla funzione di supporto tecnico, per contro, pare che i bambini disabili e tutti i numerosi bambini stranieri saranno esclusi dai conteggi per non correre il rischio di abbassare gli standard nazionali, mentre gli insegnanti dovranno, con i loro mezzi e con tempi strettissimi, predisporre prove "personalizzate".
Naturalmente è top secret il contenuto su cui verteranno le prove: si parla di contenuti appresi dagli alunni nei due anni precedenti, si fa riferimento al nuovo corso della pedagogia impresso alla scuola dalle Indicazioni nazionali, ma nulla si sa sui criteri per la formulazione né per la valutazione dei risultati.
I dirigenti scolastici navigano a vista rispondendo agli insegnanti che si tratta di una valutazione degli alunni e alle famiglie degli alunni che si tratta di una valutazione delle scuole e del lavoro degli insegnanti. Nessuno sembra più ricordarsi che le due cose sono strettamente connesse e che la trasparenza degli scopi, dei mezzi e dei criteri di valutazione era un dato ormai acquisito nella cultura della scuola e della società civile.
In questo drammatico momento di disorientamento un augurio a tutti gli insegnanti: che abbiano la fiducia di rivolgersi ai loro alunni dicendo che, nel rispetto imprescindibile della legge, agiranno responsabilmente e con coscienza come si addice al loro ruolo.
Stefania Fabris è docente di Pedagogia all'Istituto magistrale statale "Sandro Pertini" di Genova.


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