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Secolo IXX-La riforma non entra in classe

La riforma non entra in classe Tre quarti degli istituti bocciano il tutor. La situazione è aggravata dal mancato arrivo dei soldi Sei scuole su dieci non applicano le nuove regole della Moratti...

29/09/2005
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Il Secolo XIX

La riforma non entra in classe
Tre quarti degli istituti bocciano il tutor. La situazione è aggravata dal mancato arrivo dei soldi
Sei scuole su dieci non applicano le nuove regole della Moratti

RomaSei scuole su dieci non applicano la riforma Moratti. E' quanto emerge da una ricerca effettuata in 704 istituti del primo ciclo (elementari e medie) dal "Tavolo nazionale contro la riforma Moratti", che raggruppa associazioni, sindacati e forze politiche. Un'indagine che testimonia come molte scuole continuino a opporsi alle nuove regole introdotte dal ministro dell'Istruzione.
I numeri parlano chiaro: il 78% delle scuole non vuole il tutor, un docente che ha il compito di preparare i piani di studio e i percorsi formativi nonché di assistere gli studenti. Una figura che non piace però alla maggior parte degli insegnanti, che preferiscono svolgere l'attività didattica in modo collegiale. Il 38% degli istituti non ha quindi introdotto il tutor, mentre il 28% ha optato per una figura tutoriale diffusa, ossia rappresentata da più insegnanti: solo il 23% delle scuole ha invece rispettato le direttive ministeriali. Ignorate da molte scuole anche per ciò che riguarda i nuovi orari scolastici. La riforma prevede infatti una base di 27 ore di lezione settimanali a cui vanno aggiunte 3 o 6 ore per attività facoltative, che andrebbero svolte singolarmente dagli alunni. La maggior parte degli istituti ha preferito però non separare i ragazzi anche durante le attività opzionali.
Più di un terzo delle scuole (il 37%) non ha invece introdotto il portfolio delle competenze, ossia il resoconto dettagliato del percorso formativo dell'alunno, che deve essere compilato dal tutor con la collaborazione degli altri insegnanti e dei genitori del ragazzo. Il 46% degli istituti ha adottato un portfolio alternativo, compilato in forma collegiale degli insegnanti, mentre una minoranza ha usato moduli consegnati dalle case editrici. Le scuole si lamentano poi per la diminuzione delle ore per il sostegno, causata dai limiti imposti agli organici dalle Regioni e dall'abolizione del dirigente unico scolastico, che poteva variare l'orario in base alle necessità dei singoli alunni. Così, nonostante siano indispensabili per molti ragazzi, il 64% degli istituti ha dovuto tagliare le ore di sostegno. Infine, in molte scuole il tempo dedicato all'insegnamento dell'inglese è rimasto invariato a dispetto della riforma, che prevede invece un aumento delle lezioni di lingua straniera.
Gli istituti, però, non hanno ricevuto i soldi necessari, come dimostra il fatto che le poche scuole che hanno aumentato le ore di inglese hanno trovato il denaro con investimenti autonomi o chiedendo contribuiti alle famiglie e agli enti locali. In molti istituti la riforma Moratti è quindi rimasta sulla carta, nonostante che da mesi il ministero per l'Istruzione minacci sanzioni disciplinari per i "ribelli". "Molte scuole - ha osservato Vittorio Cogliati Dezza di Legambiente - continuano nella loro attività sotterranea di resistenza contro la legge 53 (che contiene la riforma, ndr) e hanno deciso di continuare la loro attività autonoma". Titti De Simone (Rifondazione comunista) ha sottolineato invece come "questo governo si sia lasciato bocciare dalle scuole". Per il ministro Moratti continua così il periodo difficile, iniziato due settimane fa, quando le Regioni hanno convinto l'esecutivo a rinviare "a non prima del 2007" l'introduzione della riforma nelle scuole superiori. Intanto, le associazioni degli studenti hanno annunciato per il 12 ottobre una giornata di mobilitazione nazionale.
Luca De Carolis


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