Secolo IXI-In Francia nasce la nuova scuola dei cittadini
In Francia nasce la nuova scuola dei cittadini Maxi dibattito sulla riforma La Francia prepara una legge di riforma della scuola e, a differenza di quel che è successo in Italia, ha aperto ...
In Francia nasce la nuova scuola dei cittadini
Maxi dibattito sulla riforma
La Francia prepara una legge di riforma della scuola e, a differenza di quel che è successo in Italia, ha aperto un dibattito preparatorio, voluto dal presidente Jacques Chirac, che è durato un anno, ha coinvolto un milione di cittadini, insegnanti, famiglie, studenti, e 50 mila scuole, con 13 mila dibattiti e 26 mila riunioni. La scuola (dell'obbligo) che vogliono i francesi, (Paese dal punto di vista dell'istruzione molto simile all'Italia, anche se là il ministero si chiama "dell'educazione" e ciò fa la differenza) è di fatto già tutta scritta. Dipende se il legislatore vorrà o no far proprie le indicazioni della gente. Fra le quali si disegna una nuova missione per gli insegnanti, chiamati ad occuparsi anche dell'educazione, quindi dedicando più ore al proprio lavoro a vantaggio dell'accoglienza e dell'integrazione. E si richiede un freno agli "enciclopedismi", al cumulo di materie, auspicando uno "zoccolo comune di conoscenze, competenze e regole di comportamento indispensabili ad adattarsi alle loro diversità". Tra le materie della conoscenza che una scuola non può non fornire ci sono lingua, matematica, inglese internazionale, tecnologia.
Ieri a Roma Claude Thelot, presidente della Commissione che ha orchestrato questo amplissimo coinvolgimento, ha presentato il rapporto finale. Con l'intervento di Carlo Callieri, Giuseppe De Rita e Tullio De Mauro. Un seminario, di vasta e selezionata partecipazione, organizzato e coordinato da Attilio Oliva, presidente dell'associazione Treellle. Punto focale: il successo di tutti gli studenti. E l'insegnamento deve essere personalizzato, affinché tutti padroneggino quello zoccolo comune di conoscenze indispensabili.
Una personalizzazione che, secondo l'indicazione dei francesi, si sviluppa in tre cicli della scuola dell'obligo che arriva ai 16 anni: il ciclo dell'apprendimento di base (scuola d'infanzia, corso preparatorio e corso elementare); ciclo di approfondimento (corso elementare 2, corso intermedio 1 e 2 e classe sesta); il ciclo di diversificazione (classe quinta, quarta e terza del college).
Condizione del passaggio da un ciclo all'altro è la padronanza di questo zoccolo comune di conoscenze e comportamenti, mentre l'apprendimento degli altri insegnamenti fondamentali comuni dovrebbe essere sancita alla fine del college. Cruciale è favorire l'eterogeneità sociale, dicono gli interpellati, quindi puntando a una politica più ambiziosa di differenziazione controllata, a una riduzione mirata delle ineguaglianze, concedendo mezzi nettamente maggiori a coloro che si trovano ad affrontare problemi reali dovuti al loro ambiente di provenienza. Quindi risorse specifiche e procedure eccezionali per gli istituti scolastici in difficoltà. Con équipe pedagogiche motivate e stabili, e pratiche di insegnamento e di valutazione flessibili.
Certo è che la ridefinizione del ruolo dell'insegnante è un'indicazione che, se accolta, potrebbe comportare una rivoluzione anche da un punto di vista sindacale e contrattuale. La organizzazione sortita dalla vastissima inchiesta prevede un prolungamento del loro tempo di presenza a scuola, con un aumento della remunerazione.