Se solo pochi possono studiare l’America perde la leadership”

DALL’INVIATO A BUFFALO

«N on vedo l’ora di tornare in Italia. Voglio fare un viaggio ufficiale, mentre sono ancora governatore di New York». Quando uno si avvicina a Andrew Cuomo e gli dice di venire dal Paese dei suoi padri, lui non perde un attimo: allarga il sorriso, stringe forte la mano, e attacca a conversare nella lingua che ha imparato da Mario e dalla madre Matilda: «Purtroppo non parlo bene l’italiano, però mi piace e cerco di usarlo ogni volta che posso».

Perché è venuto col presidente Obama a lanciare la sua iniziativa per ridurre i costi dell’istruzione universitaria?

«È importante mettere questa idea nel contesto più ampio del futuro degli Stati Uniti. Il Presidente sta avviando una nuova politica, finalizzata a rilanciare la classe media americana. Lo scopo è la giustizia sociale, certo, ma anche la ricostruzione di un modello che favorisca la crescita economica e la leadership globale del nostro paese. In questo quadro, l’istruzione superiore ha un ruolo fondamentale da svolgere, perché quello che sai oggi è quello che vali. Quindi abbiamo bisogno di università di alto livello, ma anche di accessibilità, perché questo progetto può funzionare solo se tutti gli americani che vogliono un’istruzione di qualità possono averla. Al momento non è così, e il presidente vuole cambiare strada».

Perché è partito da New York?

«È venuto in una grande università statale, la University at Buffalo, che già fa sforzi enormi per aprire le sue aule a tutti. Non basta, però. Negli ultimi due decenni il costo di frequentare l’università è cresciuto del 250%, ma i salari delle famiglie non sono saliti altrettanto velocemente. Gli stati da soli non ce la fanno a colmare il vuoto, e quindi è necessario l’aiuto del governo federale».

Lei è andato alla Fordham University, e la Columbia ormai costa almeno 50.000 dollari all’anno: New York è una delle città dove l’istruzione è più cara. Comefaunafamiglianormaleacrescere i propri figli?

«Appunto, è impossibile. Dirò di più: come fa un Paese, che non consente a tutti di imparare le cose di cui hanno bisogno per lavorare, a tenere il passo del resto del mondo?».

Sono domande a cui potrebbe rispondere lei direttamente, candidandosi alla Casa Bianca nel 2016.

«Io sono concentrato sul lavoro che sto facendo come governatore, ora».

Gli italiani sarebbero felici se si candidasse.

«Vi ringrazio. Con mia madre abbiamo anche avviato un programma di scambi culturali chiamato Due Case. L’ultima volta sono stato a Salerno anni fa: voglio tornare, con le mie figlie, al più presto». [P. MAS.]