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Se la scuola decide di non bocciare più

L’annuncio in Austria per le superiori. I presidi italiani: buona idea, ma costa

03/03/2011
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Corriere della sera

ROMA — Scena dal film «Notte prima degli esami» , due studenti ci scherzano sopra: «Hai tre possibilità per evitare la bocciatura. Uno, il buco dell’ozono si allarga e ci stermina tutti. Due, un meteorite gigante si schianta contro la casa di Martinelli (il professore di italiano detto carogna). Tre, studia che è meglio» . Dal prossimo anno a queste tre possibilità se ne potrebbe aggiungere un’altra: trasferirsi a Vienna. Il ministro austriaco dell’Istruzione ha annunciato l’intenzione di abolire le bocciature a partire dal 2012 per le scuole superiori. Il che non vuol dire tutti promossi e una bella estate di relax in regime di par condicio per secchioni e somari. Il ministro— la socialdemocratica Claudia Schmied — ha spiegato che la bocciatura andrebbe sostituita da corsi di recupero nelle materie in cui i ragazzi non hanno raggiunto la sufficienza. Ma a settembre nessuna notte prima degli esami: in ogni caso si passa all’anno successivo. Perché una proposta del genere? Il ministro dice che molto spesso la bocciatura è il primo passo verso l’abbandono degli studi. E questo non è un problema solo del bocciato ma del Paese intero perché la scuola non è riuscita a portare un ragazzo fin dove dovrebbe. Un’idea strampalata o addirittura pericolosa? In realtà già funziona così in Norvegia, Islanda e Gran Bretagna. Certo, sono Paesi con una cultura ed un rigore molto diverso dal nostro, ma sempre di Europa parliamo. Da noi sarebbe possibile? «In linea di principio— dice Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi — l’idea è interessante perché la scuola nasce non per bocciare ma per promuovere, nel senso di innalzare il livello culturale dei cittadini» . Ma c’è un ma. «La nostra scuola è anche un ufficiale certificatore, il pezzo di carta che consegna alla fine ha un valore legale uguale per tutti. E quindi deve garantire che chi esce abbia raggiunto un determinato livello» . Niente ricetta austriaca, allora? «Mi sembra difficile, anche perché ci vorrebbero insegnanti con competenze specifiche per i corsi di recupero. Una cosa del genere costa e non mi sembra aria» . In realtà anche in Italia qualche tentativo è stato fatto. Il primo nel 1977, quando si diceva «bocciato l’alunno, bocciato il professore» . L’idea era simile a quella austriaca, ma tutto si fermò quando si capì che i corsi di recupero avrebbero allungato l’orario di lavoro degli insegnanti. Gli altri due tentativi sono più recenti, ma più che didattica la motivazione era economica: le bocciature costano perché, ripetendo l’anno, si aumenta il numero totale degli studenti. Nel 2003 il ministro Moratti propose nella sua riforma di rendere possibili le bocciature non ogni anno ma ogni due. Nel 2007 la Finanziaria del governo Prodi voleva mettere un tetto al totale delle bocciature riducendole del 10%. Non se ne fece nulla. A parte lo studio e il trasloco in Austria, ai ragazzi italiani non resta che sperare nel buco dell’ozono o nel meteorite gigante.

Lorenzo Salvia


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