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Se l'ascensore sociale resta bloccato

La scuola non compensa più l'esclusione degli italiani di serie B

10/04/2012
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ItaliaOggi

La scuola non compensa più l'esclusione degli italiani di serie B. L'Istat ricorda come siano in aumento gli italiani dimenticati ed esclusi, quelli che non hanno niente, e per cui la scuola non serve da ascensore sociale. L'Istat pubblica gli ultimi dati sulla disoccupazione in Italia e che arriva al 9,3%, «in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto a gennaio e di 1,2 punti su base annua.

Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è pari al 31,9%, con un aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a gennaio e di 4,1 punti su base annua». Ma nel nostro Paese esiste un problema di cittadinanza di serie B. Sono le vite degli italiani che l'Istat chiama «minori». Stanno soprattutto al sud, sono minorenni, vivono in famiglie più numerose (https://www.istat.it/it/files/2011/02/Ferrara.ppt). Secondo l'Istat nel 2009, il 5,9% dei bambini e ragazzi da 6 a 17 anni (circa 393 mila individui) è rimasto escluso da molte forme di partecipazione sociale e culturale (non vanno al cinema, non leggono libri, non usano pc e internet, non fanno sport). Si tratta dei «ragazzi totalmente esclusi» che salgono al7,5% tra le famiglie operaie, all'8,9% nel Sud e al 10,8% nelle Isole. Già uno studio sulla deprivazione specifica dei bambini (EU-SILC 2007) mostrava come tra le famiglie con minori, «il 15,5% aveva difficoltà a garantire ai propri figli gli abiti indispensabili, adeguati alla stagione o a specifiche esigenze; il 18,1% non si poteva permettere di festeggiare i bambini e di non aver potuto permettersi di far frequentare loro centri sportivi, palestre o piscine; il 15,9% aveva rinunciato a fare regali di compleanno ad amici dei figli per mancanza di soldi e per il 10,3% questa circostanza aveva impedito loro di partecipare alle feste di amici». Nemmeno la scuola riesce a compensare, come avrebbero voluto i padri costituenti. «Il sistema pubblico dell'istruzione manifesta una ridotta capacità di riequilibrare le disuguaglianze di partenza».

 


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