Scuole superiori, l’ingresso alle 9 scatta solo per situazioni a rischio
La circolare del ministero dell’Istruzione: nessun automatismo anche per didattica a distanza e turni pomeridiani
Claudio Tucci
La soluzione raggiunta sulla scuola, possibile rafforzamento della didattica digitale integrata ed eventuale nuova modulazione, sempre alle superiori, degli orari di ingresso (in determinati casi non prima delle 9) e uscita degli studenti (per non sovraffollare il trasporto pubblico locale) continua a far discutere. Il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, parla, riferendosi alla scuola, di un Dpcm «scritto in modo confuso» (perché, a suo dire, ma anche di altri governatori, non contiene una virata più decisa sulle lezioni “on line”). Un po’ tutti gli enti locali accusano il governo di «scarico di responsabilità»; e anche i presidi, che hanno apprezzato la “tenuta” della ministra, Lucia Azzolina, hanno però mostrato timore in vista dell’applicazione delle nuove norme, in vigore da domani (e fino al 13 novembre).
Il nodo principale è il trasporto scolastico carente; e c’è incertezza, pure, sui comportamenti che adotteranno regioni, enti locali e autorità sanitarie che, in base al nuovo Dpcm, potranno “sollecitare” eventuali interventi di organizzazione scolastica (per contrastare la diffusione del contagio) ulteriori rispetto a quanto già disposto da settembre.
La ministra Lucia Azzolina ha chiarito, con una circolare inviata ai presidi, che eventuali nuovi orari, più lezioni da remoto, turni pomeridiani e ingressi non prima delle ore 9 non scattano di “default” (non c’è quindi «alcun automatismo»), ma potranno avvenire solo in caso di sopraggiunte «situazioni critiche o di particolare rischio riferite agli specifici contesti territoriali» comunicate, appunto, da Asl, autorità regionali o locali. Nulla cambia per infanzia, scuola primaria e medie: si continuerà ad andare in presenza, nel rispetto delle regole sanitarie già vigenti.
La preoccupazione è per i trasporti (e i ritardi accumulati in questi mesi - non a caso il premier Giuseppe Conte ha annunciato «risorse significative»). «Nella mia scuola ho previsto ingressi scaglionati, ore 8 e ore 10, con uscite, rispettivamente, alle ore 12 e alle ore 14; e 50% di lezioni in presenza, restante 50% “da remoto”, alternate ogni due settimane - ha detto Maurizio Adamo Chiappa, dirigente dell’istituto tecnico Guglielmo Marconi di Dalmine (Bg) -. Se mi imporranno un orario rigido di ingresso, non prima delle 9, rischio di non avere pullman che portano gli studenti a lezione». Sulla stessa lunghezza d’onda, Francesca Lascialfari, preside dell’istituto Aurelio Saffi di Firenze: «Una scuola superiore non attinge da un solo bacino territoriale - ha chiosato -. Per questo, modificare gli orari, per di più per un breve periodo, è delicato. In molte aree significherà condannare gli alunni a non raggiungere scuola».