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Scuole superiori, 14 regioni contro la riapertura decisa dal governo

ezioni in presenza. Dopo la Lombardia, anche Lazio, Umbria e Sicilia rinviano le lezioni in presenza. E' caos nel momento in cui l'esecutivo si avvita nella sua crisi. Manifestazione a Milano contro la decisione della regione. E gli studenti annunciano lo sciopero dalla didattica online e da quella in presenza: "Basta propaganda sulla scuola"

09/01/2021
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il manifesto

Roberto Ciccarelli

Uno stillicidio di annunci di un governo senza visione e in crisi e di decisioni disparate delle regioni sta facendo a pezzi la scuola superiore. La Lombardia, Umbria e l’Emilia Romagna hanno deciso di rinviare il rientro delle scuole in presenza in presenza al 50% al 25 gennaio, come la Campania. Nel Lazio, il Piemonte e la Liguria torneranno, per ora, il 18 gennaio. La Sicilia conferma la didattica a distanza e non ha escluso la chiusura delle scuole degli altri ordini e gradi. Sardegna e Basilicata hanno lasciato gli studenti nel limbo, incerte se riaprire l’11 o il primo febbraio come faranno Friuli, Veneto, Marche e Calabria. Nella Puglia in fascia gialla il presidente Emiliano ha chiesto di “restare a casa” e a non uscire. Le scuole resteranno in didattica a distanza. Il presidente della regione Toscana Giani ha invece rivendicato di essere il «fronte delle regioni che volevano il rientro in presenza» l’11. Al momento ci sono solo Trentino, Valle d’Aosta e Abruzzo.

Il progressivo slittamento delle aperture in presenza è il fallimento del governo e il riconoscimento che gli interventi sui trasporti e sulla sanità territoriale non sono serviti, anche perché sono stati decisi prima della rilevazione dell’Rt. Anzi, in alcuni casi come nella città metropolitana di Roma, hanno prodotto una protesta massiccia da parte di decine di licei e migliaia di docenti che chiedono il coinvolgimento delle scuole e non decisioni imposte dall’alto che penalizzano la didattica, come riportato nel dibattito sul sito. ilmanifesto.it/lettere.

«Si naviga su tutto a vista, ma una vista brevissima – sostiene il sindacato Flc Cgil – Si cambiamo provvedimenti nazionali quasi giorno per giorno, si moltiplicano le ordinanze regionali, i prefetti assumono decisioni che mettono in discussione l’autonomia scolastica, mentre aumentano a dismisura anche le ordinanze dei sindaci». Alla base del caos c’è «l’incapacità di decidere da parte del governo» che delega alle regioni. E continuano a mancare i dati sui contagi mentre proliferano studi contraddittori. L’ultimo ieri dell’Inail-Iss che parla di «un’onda epidemica non contenibile» che sarebbe prodotta dalla riapertura delle superiori.

In realtà la riapertura avviene davvero al buio. Non si conoscono i dati. «Se non ci sono, lo si dica. Senza chiarezza ci mobiliteremo» sostiene Flc Cgil. La mobilitazione è scattata ieri a Milano in piazza Duomo dopo il nuovo rinvio. «Ci sentiamo presi in giro, è da settembre che dovremmo tornare a scuola e ogni volta si inventano una scusa diversa per impedirci di farlo – hanno detto i manifestanti – Le scuole sono organizzate a Milano. Non ci sono più scuse». Dato che nessuno può assicurare la sicurezza, a Roma sono in molti a pensare di restare in didattica a distanza. Ma non si rinuncia alla lotta. La rete degli Studenti Medi ha annunciato lo sciopero dalla Dad e da quella in presenza. «Sciopereremo contro chi usa la scuola come strumento di propaganda» dicono gli studenti del Tasso. ro. ci.


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