Scuole secondarie superiori in bilico
Mentre si descrivono come istituti di avanguardia che collaborano con il mondo aziendale per i tirocini, i laboratori territoriali e quanto altro sia possibile coprire con i contributi europei, le province o quel che ne resta rischiano di causarne la chiusura in quanto non più in grado di garantire il riscaldamento o le necessarie riparazioni.
Mentre viene rilanciata in grande spolvero la notizia del rifinanziamento dell’alternanza scuola-lavoro, alle superiori diminuisce il finanziamento ministeriale per le attività quotidiane. Tutto passa attraverso progetti che cercano di premiare i migliori, ma finiscono per allargare la forbice tra i diversi territori. Anche sul versante dell’edilizia si è sviluppato un consistente intervento, ma i lavori vanno a rilento, a beneficio soprattutto del primo ciclo, in quanto sono stati i comuni i principali destinatari dei finanziamenti.
Com’è noto gli istituti di secondo grado fanno riferimento alle province, che avrebbero dovuto essere abolite dalla riforma costituzionale. In vista della definitiva sparizione si sono modificate profondamente le strutture e le competenze di questi enti, lasciando solo il compito di provvedere alla manutenzione degli edifici ed ai necessari supporti al funzionamento.
Mentre si descrivono come istituti di avanguardia che collaborano con il mondo aziendale per i tirocini, i laboratori territoriali e quanto altro sia possibile coprire con i contributi europei, le province o quel che ne resta rischiano di causarne la chiusura in quanto non più in grado di garantire il riscaldamento o le necessarie riparazioni. Non parliamo poi di nuove dotazioni strumentali o spazi per le tecnologie ed una rinnovata didattica.
Gli istituti superiori sono oggi dei piccoli paesi quanto a popolazione, diversificazione delle attività e livelli di complessità organizzativa. Fino ad ora le province si erano fatte carico degli interventi di loro competenza, ora c’è il pericolo che facciano presto a deteriorarsi. E che i controsoffitti continuino a cadere…
I bilanci di tali enti stanno esaurendo le disponibilità e gli organici hanno perso delle competenze, che non ritroviamo nelle scuole, per far fronte alle necessità di carattere strutturale e gestionale. Il referendum del dicembre scorso non ha dato seguito all’abolizione totale delle province e nella Costituzione continueranno ad essere citati, anche se la legge 56/2014 ne anticipava in qualche modo il funerale.