Scuole riaperte, ma alcune già chiudono
A questo punto mancano all’appello in classe soltanto gli studenti delle scuole superiori della Sicilia, che potranno tornare alle lezioni tradizionali da lunedì prossimo 8 febbraio
Gianna Fregonara
A questo punto mancano all’appello in classe soltanto gli studenti delle scuole superiori della Sicilia, che potranno tornare alle lezioni tradizionali da lunedì prossimo 8 febbraio. Ieri è ricominciata la scuola in presenza in Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata e Sardegna. Ma in Umbria, dove le scuole secondarie hanno riaperto una settimana fa, si impone la prima retromarcia: stop da oggi alle lezioni per tutti gli studenti dalle elementari alle superiori per 14 giorni in 31 Comuni tra cui il capoluogo Perugia. Lo hanno deciso i vertici della sanità regionale assieme ai sindaci nelle zone in cui i casi di Covid hanno avuto un’incidenza anomala, superiore ai 200 casi settimanali ogni 100 mila abitanti.
E la questione assembramenti e contagi è tornata al centro della discussione sulla scuola. La ministra Lucia Azzolina in un post su Facebook ha ribadito che «in queste settimane, dove si è aperto per primi, i contagi sono rimasti stabili. È un elemento che conforta, ma l’attenzione deve rimanere molto molto alta». In Toscana, prima regione a riaprire tre settimane fa, l’assessore alla Salute Simone Bezzini ha però dato l’allerta perché si è registrato un aumento dei casi nella popolazione soprattutto tra i più giovani, in tutte le province esclusa Livorno.
Ieri come tutti i lunedì di riapertura ci sono state proteste e manifestazioni davanti alle scuole: studenti e prof temono comunque i contagi e contestano le norme di sicurezza. Non a caso in Puglia, Calabria, Campania e Veneto la scelta se ritornare in classe è affidata in ultima istanza alle famiglie: non solo gli studenti fragili ma anche chi ha situazioni a rischio o vive con nonni o persone fragili può seguire da casa. In Puglia quattro studenti su cinque ieri sono rimasti in Dad. «Non può spettare alle singole famiglie la valutazione del rischio — ha protestato il presidente dell’Associazione presidi, Antonello Giannelli —, non hanno gli strumenti per giudicare. Questa è una responsabilità politica che deve essere valutata dall’autorità sanitaria».
Per sapere come sarà la maturità 2021 gli studenti dovranno pazientare ancora un po’: la ministra Azzolina aveva promesso di annunciarla prima della fine del mese di gennaio, ma si dovrà attendere la soluzione della crisi di governo. Intanto però arriva una tegola che riguarda ancora la questione dei nuovi banchi a rotelle acquistati in massa la scorsa estate per garantire il distanziamento in classe. L’assessore alla scuola del Veneto Elena Donazzan ha fatto parziale marcia indietro: prima di ritirare i banchi perché, se vi si sta per troppe ore al giorno, potrebbero far male alla salute soprattutto ai più piccoli, ha avviato una ricognizione sull’effettivo uso dei nuovi tavolini a colori. Il commissario Domenico Arcuri, che aveva promosso il bando, ha confermato che sono regolarmente certificati, ma resta il problema dell’effettivo utilizzo: si scopre infatti che non solo in Veneto ma in molte scuole i banchi a rotelle giacciono inutilizzati nei corridoi perché «sono lo strumento sbagliato — insiste Donazzan —, non sono fatti per la didattica italiana che prevede l’uso di un testo e di quaderni per esercizi o appunti».